Bayern &...Kompany, caccia al Bayer di Xabi

Il tecnico belga è chiamato a rilanciare i bavaresi dopo un anno e mezzo da incubo, mentre il Leverkusen si è rinforzato senza fare rivoluzioni
Bayern &...Kompany, caccia al Bayer di Xabi© EPA

Per la prima volta dopo undici anni consecutivi, sembra quasi strano non sentire lo slogan “tutti a caccia del Bayern” per introdurre la nuova stagione di Bundesliga. In realtà per rispecchiare la realtà dei fatti basterebbe togliere la ’n’ finale in realtà, ma la differenza non può certo dirsi così sottile. Come d’altronde è strano non vedere i bavaresi impegnati nell’anticipo del venerdì sera. Il primo pallone del 2024-25 lo muoverà il Bayer Leverkusen, che in realtà la sua annata l’ha già iniziata esattamente come aveva finito la scorsa: con un trofeo, la Supercoppa, vinta battendo lo Stoccarda ai rigori dopo aver agguantato il 2-2 finale nel recupero. Niente di nuovo sotto il sole, insomma. Anche perché l’organico dei campioni in carica non ha subito scossoni: i pezzi pregiati sono rimasti al loro posto, anzi, sono stati aggiunti giocatori già maturi e pronti a dare un contributo come Aleix Garcia - mediano ex City, preso dal Girona - e Terrier, che ha iniziato con un’espulsione ma ha tutto il tempo per rimediare.

La conferma più importante

La conferma più importante però resta quella in panchina. Xabi Alonso ha rifiutato le avances del Liverpool e la corte del Bayern, sposando per almeno un altro anno il progetto dei Werkself che lui stesso ha costruito e portato ad alzare tre coppe in un anno, più di quanti ne aveva mai vinti il club in tutti i 120 anni di storia. Il sogno ora è quello di riuscire a ripetersi, tentando quell’impresa che era riuscita anche al Borussia Dortmund di Klopp tra il 2011 e il 2012. Era stata l’ultima squadra a vincere la Bundesliga prima del dominio totale di Müller e compagni. In squadra c’era anche Nuri Sahin, che oggi i gialloneri li allena, nella prima stagione senza Reus proprio da quel 2012 concluso con il Meisterschale e anche senza Hummels, ma anche Sancho, Füllkrug, Maatsen, armi in più della cavalcata che ha portato fino alla finale di Champions a Wembley a cui la società ha rinunciato per provare a ricostruire un ciclo sotto il nuovo tecnico, che da gennaio era già nello staff come vice di Terzic.

L'arduo compito di Kompany

È di due anni più giovane, 1988 contro 1986, rispetto all’altro grande esordiente in Bundesliga, ovviamente Vincent Kompany, chiamato all’arduo compito di provare a risollevare un Bayern Monaco che negli ultimi 18 mesi, dall’esonero decisamente prematuro di Nagelsmann e la scelta di puntare su Tuchel, è entrato in un vortice negativo al confine della depressione calcistica. Per questo in estate ha cercato nuovi stimoli, rinnovamenti, quell’entusiasmo della gioventù che porta il talento di Musiala, ma anche di Olise (2001), pagato oltre 50 milioni dal Crystal Palace. Anche se la realtà è che per ora a tirare la proverbiale carretta sembra sempre essere il nucleo storico che ormai da anni vive (anche) di rendita e non solo per stipendi e contratti ricchissimi, rimanendo legati al club anche nel momento in cui vengono messi ai margini a livello tecnico (Coman e Goretzka su tutti). E anche incassando tanti rifiuti, compreso quello di Xavi Simons che ha scelto di rimanere a Lipsia per un altro anno in prestito, ereditando la maglia numero 10 e un ruolo ancora più di leadership dopo l’addio di Dani Olmo. A proposito di Bayern, ieri Neuer ha dato l’addio alla Nazionale: «È il momento giusto». E occhio allo Stoccarda, seconda forza dell’anno scorso: in estate ha perso pezzi pregiati - Guirassy, Anton, Ito - ma ha investito sulla conferma di Undav e Demirovic (quasi 50 milioni totali) e su tanti giovani in rampa di lancio da dare a Hoeness per sorprendere ancora.

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