Infortuni nei top 5 campionati: costano ai club europei più di 700 milioni!

L’Howden’s Men’s European Football Injury Index ha stabilito che la scorsa stagione sono state perse più di 90.000 le giornate di campionato: un peso per le casse delle società e un problema legato anche a un calendario pantagruelico
Bremer - Lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Out dal 2/10/2024© Getty Images

La scorsa stagione i cinque principali campionati europei hanno registrato un totale di 4.123 infortuni per 90.547 giornate di campionato perse e un costo, per i club, di 732 milioni di euro, con un aumento di questi del 5 per cento. È quanto ha stabilito l’Howden’s Men’s European Football Injury Index che ha incrociato i propri dati con quelli di Sporting Intelligence, la quale calcola gli stipendi dei calciatori. Un rapporto annuale che porta alla luce un dato poco raccontato nei decenni passati, ma che adesso sta diventando preponderante di fronte ai tanti infortuni, anche ‘eccellenti’, di questa prima parte di stagione. Il tutto condito con un calendario che si riempie sempre di più: dalla nuova Champions League, insieme con Europa e Conference League, al Mondiale per club Fifa del prossimo giugno, alla Nations League e a quei campionati che non ne vogliono sapere di fare una bella cura dimagrante, come la Serie A; nonostante tutte queste novità fossero sul piatto da anni. E, come se non bastasse, la società A22 Sports Management ha annunciato che dal 2025 partirà la Super Lega, visto che ogni volta che Uefa e Fifa vanno in tribunale prendono delle sonore mazzate e che le sentenze aprono, di fatto, praterie a chi si vuole organizzare diversamente rispettando le regole dell’Unione europea. 

Bundesliga in testa

La Bundesliga, secondo lo studio, è il campionato nel quale si registrano maggiori infortuni, ma la Premier League, nonostante abbia perso meno giocatori e minuti per infortunio, è il campionato che registra quelli più gravi. Inoltre, sempre in Premier League si registra una media di 43,92 giorni di inattività per i giocatori under 21 contro i 23,03 della Liga: «Le richieste fisiche crescenti, insieme con la congestione delle partite dovuta all’espansione delle competizioni a livello nazionale e internazionale, provoca un numero maggiore di giocatori infortunati per periodi più lunghi, con un notevole aumento dei costi», afferma James Burrows, responsabile sportivo presso i broker assicurativi Howden. E se una volta erano i giocatori anziani a rimanere più tempo fuori dal campo per recuperare dall’infortunio, adesso la situazione sembra capovolgersi, considerando che quelli con maggiore esperienza sanno meglio come recuperare e si sanno gestire nel tempo rispetto ai giovani. Anche in campo, dove saper cadere e sapere come contrastare un avversario, lì dove i giovani sono più incoscienti e feroci, può evitare un infortunio o renderlo meno grave. 

Salute fisica e salute… mentale

Burrows, però, invita anche a non leggere questi dati solo in modo bidimensionale, come se potessero spiegare e raccontare tutto. L’aumento degli infortuni si sta livellando dopo il boom post Covid e post Coppa del Mondo in Qatar, giocata tra novembre e dicembre 2022, e non si tratta solamente di infortuni fisici. Il calcio di oggi è più veloce e più muscolare, questo significa che gli impatti sono più violenti, quindi non dipende solo dal calendario, ma anche da legamenti che devono supportare importanti masse muscolari, come mettere il motore di una Ferrari in una 500: i muscoli possono crescere, i legamenti restano gli stessi. Si corre di più rispetto a una volta dove a correre era il pallone e quindi aumenta anche l’usura del proprio fisico, insieme con un utilizzo di medicine e integratori che rallentano i recuperi. A tutto questo si aggiungono i problemi di salute mentale, come l’ansia, le crisi di panico e la depressione, troppo spesso sottaciuti e snobbati per quanto riguarda gli sportivi, come se ne fossero immuni. In questi casi, inoltre, è difficile capire quanto tempo ci vorrà per recuperare un calciatore: quello di Josip Ilicic, in questo senso, purtroppo è esemplare. Ma se per gli infortuni fisici, club e broker assicurativi, sono preparati, per la salute mentale nessuno di questi stakeholder lo è. E i punti di domanda, nondimeno, restano tanti: fino a quando si potrà tirare la corda? Quando accadrà che tutti, giocatori compresi e relativi stipendi, decideranno di fare un passo indietro? Non si uccidono così anche i cavalli?

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