Facundo Medina: "Da Villa Fiorito come Maradona al trionfo col Lens"

Il difensore argentino vicecampione di Francia ci svela sogni, ambizioni e la speranza di riconquistare la Selección: "Trasferirmi in Italia? Lì ho grandi amici, ma..."
Facundo Medina: "Da Villa Fiorito come Maradona al trionfo col Lens"

Se nasci nella Provincia di Buenos Aires, nel Partido di Lomas de Zamora, hai la certezza che la vita che ti aspetta sarà tutto tranne che facile, agiata o lussuosa. Se la città della Provincia bonaerense in cui vieni alla luce è Villa Fiorito sai perfettamente che ci sarà uno spirito, lassù in cielo, che si prenderà cura di te, che seguirà ogni tuo passo. Perché si scrive Villa Fiorito, ma nel mondo si legge in un solo modo: Diego Armando Maradona.

Se sei nato a Villa Fiorito, a “unas cuadras”, qualche centinaio di metri dal “Potrero” del D10S, dal campetto di terra, polvere, pietre in cui il Diegote giocava e incantava fin dall’infanzia, non puoi non sentirne la magica aura, l’ispirazione. Non puoi non provare a diventare calciatore, con quelle immagini del Pelusa bambino che palleggia, scuote il testone e i riccioli neri e profetizza: "Il mio sogno è giocare un Mondiale e diventare campione". Facundo Axel Medina è la prova vivente di tutto questo: da Villa Fiorito “pal mundo”, dal Barrio di Maradona a conquistare la Francia il passo è lungo, eccome. Ma con El Pelusa che ti ispira e ti guarda da lassù non c’è nulla che possa spaventarti.

Facundo Medina, a pochi passi da Maradona

Abbiamo incontrato il vicecampione di Francia a Lens, in quella che ora è la sua casa al di qua dell’Atlantico: ne è scaturita una clamorosa chiacchierata che tocca ogni aspetto possibile, non solo calcistico.  
 "Sono nato a 8 isolati dal 523 di Calle Azamor, quella che è stata la prima casa di Diego, ma il campetto dove giocava è a 4 passi da casa mia. Fiorito è “Barrio de Fútbol”, quartiere dove si respira calcio 24 ore al giorno. In quel campetto si gioca ancora, tutt’oggi. E sì, lo spirito del Pelusa si avverte, fortissimo. Eccome, se si avverte".  

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Medina e l'Argentina: "So che devo fare per convincere Scaloni"

"Il mio futuro in Nazionale? C’è un gruppo formato, unito, granitico, di amici, mica solo di colleghi. Tutti sono focalizzati all’obiettivo, tutti remano dalla stessa parte. Io so perfettamente ciò che devo fare: continuare a dare il 150% nel club, non smettere di far bene con il Lens per convincere ulteriormente Scaloni a puntare su di me. Lo scorso campionato di Ligue 1 è stato soddisfacente, per me e per la squadra: arrivare secondi a un punto dal Psg, dalla squadra di Messi, Mbappé, Neymar, Sergio Ramos, Donnarumma e tutti gli altri crack che avevano a disposizione, è stato indimenticabile, un’impresa. A essere sinceri, però, sarebbe stato meglio finire il campionato in altro modo: abbiamo nutrito fino all’ultimo la speranza di realizzare l’impresa, di diventare una leggenda come il Leicester, la sfavorita, l’underdog che fa saltare il banco. Purtroppo per noi, però, nello scontro diretto abbiamo beccato un rosso che ci ha condizionato: quando di fronte hai una squadra di fenomeni sai che non puoi regalare nessunissimo tipo di vantaggio perché poi ti puniscono. Andò proprio così: 3-1 per il Psg... Come gruppo non avremo vinto il titolo, è vero: abbiamo però fatto capire a tutti che Lens non è una cenerentola, ma una delle grandi di Francia. Tra qualche settimana dovremo confermarci: sappiano tutti che noi ci siamo, abbiamo voglia di scrivere ancora la storia dei Sang et Or, l’ho detto bene, con accento francese perfetto, sì? - e giù una risata, di cuore -".

Capitolo Italia: "A Lens sto bene, come un Papa". E sul Mondiale...

"Non mi fate, per cortesia, il solito giochino tipico dei giornalisti in periodo di mercato: non mi chiedete se guardo il calcio italiano e dove vorrei giocare. In Italia ho cari amici e approfitto di questa opportunità per mandare un abbraccio di cuore a Hernàn Avalos, una persona che adoro. A Lens, però, sto come un Papa. Penso solo e soltanto al Lens: sarebbe una mancanza di rispetto pensare di andarmene, voler cambiare aria o dimostrare di non trovarmi più bene".

"Se mi ricordo cosa stavo facendo all’ultimo secondo dei supplementari della “Final del Mundo”, quando il Dibu Martínez ha respinto il tiro a botta sicura di Kolo Muani? Ovivo! Ho quasi rischiato di svenire, di farmi venire un attacco di cuore - altra risata -. Quella giocata è stata rapidissima: l’ho rivista centinaia di volte e mi sono detto “Pffff, quasi la perdiamo, muchachos”. Questo è il calcio: per fortuna siamo diventati campioni, i miei compagni della Selección ce l’hanno fatta. È stato il giusto premio agli enormi sforzi, al lavoro, all’applicazione: solo quei 23 sanno cosa hanno sofferto, cosa hanno passato. Un trionfo meritatissimo, credetemi". 

Medina e i drink: Mate, Fernet e Coca Cola

"Sono argentino e come tutti bevo il Mate. Se lo preferisco con palos, coi rami? Ma siete fuori di testa? Il mate è solo sin palos, niente rami, pacco giallo, Playadito o Canaria: umile ma gustosissimo. Non ho una marca preferita, mia nonna me ne prepara uno, mamma un altro. Con che bevanda festeggerei un trionfo del Lens? Ma che domande: ho giocato nel Talleres, a Córdoba: la patria del Fernet con Coca-Cola. Che percentuali metto nel bicchiere? Calma, tutto dipende dall’ora del drink: se sono le 10 di sera possiamo iniziare con un 80% di liquore, poi, col passare del tempo, la percentuale di Fernet scende in maniera considerevole. Se resisti fino alle 3 di mattina a bere con i tuoi amici, allora, ma solo allora, puoi permetterti un 50%-50%...".   

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Se nasci nella Provincia di Buenos Aires, nel Partido di Lomas de Zamora, hai la certezza che la vita che ti aspetta sarà tutto tranne che facile, agiata o lussuosa. Se la città della Provincia bonaerense in cui vieni alla luce è Villa Fiorito sai perfettamente che ci sarà uno spirito, lassù in cielo, che si prenderà cura di te, che seguirà ogni tuo passo. Perché si scrive Villa Fiorito, ma nel mondo si legge in un solo modo: Diego Armando Maradona.

Se sei nato a Villa Fiorito, a “unas cuadras”, qualche centinaio di metri dal “Potrero” del D10S, dal campetto di terra, polvere, pietre in cui il Diegote giocava e incantava fin dall’infanzia, non puoi non sentirne la magica aura, l’ispirazione. Non puoi non provare a diventare calciatore, con quelle immagini del Pelusa bambino che palleggia, scuote il testone e i riccioli neri e profetizza: "Il mio sogno è giocare un Mondiale e diventare campione". Facundo Axel Medina è la prova vivente di tutto questo: da Villa Fiorito “pal mundo”, dal Barrio di Maradona a conquistare la Francia il passo è lungo, eccome. Ma con El Pelusa che ti ispira e ti guarda da lassù non c’è nulla che possa spaventarti.

Facundo Medina, a pochi passi da Maradona

Abbiamo incontrato il vicecampione di Francia a Lens, in quella che ora è la sua casa al di qua dell’Atlantico: ne è scaturita una clamorosa chiacchierata che tocca ogni aspetto possibile, non solo calcistico.  
 "Sono nato a 8 isolati dal 523 di Calle Azamor, quella che è stata la prima casa di Diego, ma il campetto dove giocava è a 4 passi da casa mia. Fiorito è “Barrio de Fútbol”, quartiere dove si respira calcio 24 ore al giorno. In quel campetto si gioca ancora, tutt’oggi. E sì, lo spirito del Pelusa si avverte, fortissimo. Eccome, se si avverte".  

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