Scirea: profumo di calcio
In un’epoca in cui il calciatore vede nell’esagerazione quasi un dovere professionale e vive disconnesso dalla realtà, uno Scirea sarebbe impensabile. Cinquant’anni fa era comunque un’eccezione, ma più plausibile uno che tornando a casa all’alba, dopo una festa in discoteca per lo scudetto appena vinto, incrocia un gruppo di operai che aspetta il tram per andare in fabbrica e si vergogna, cammina rasente il muro, il capo chinato dai sensi di colpa: «Ho ripensato a mio papà e mia mamma, che tante volte si sono svegliati all’alba per andare a fare fatica in catena di montaggio e io ero lì che tornavo da una discoteca dopo aver fatto baldoria tutta la notte». Scirea era uno che diceva: «Ho vinto tutto, ma non mi sento arrivato. Lo sport, il calcio ha questa magia di ricominciare ogni anno da capo. A inizio stagione quello che hai fatto fino a quel momento si cancella, non conta più, non ti aiuta a fare altri gol». Perché Scirea sapeva di sport in modo profondo e ne viveva la purezza intellettuale, il senso del gioco, in cui tutto si azzera, ma anche la serietà che merita ogni sfida. Ha affrontato il calcio con la testa di un operaio e con la classe di un grande artista.
Il ricordo di Platini e Tardelli
Scirea era uno che non diceva niente se non c’era niente da dire. «Parlava con i suoi silenzi», ha detto Michel Platini che adorava Gaetano, forse per la stessa ragione di Marco Tardelli: «Un uomo straordinariamente sereno in ogni situazione. Era riflessivo e profondo, ordinato in campo e nella vita. Era impossibile litigare con lui, qualsiasi possibile scontro si scioglieva in dialogo, lui era davvero un essere molto speciale».
Scirea era uno che oggi servirebbe come l’aria da respirare, per ascoltarlo o capire quando si fa più bella figura a stare zitti. Ma il destino ce lo ha portato via 35 anni fa, in un 3 settembre come questo, solo molto molto più triste. Così dobbiamo accontentarci di ricordarlo, che comunque ci ha lasciato tantissimo da rivedere, riascoltare, rileggere. E con la nostalgia, aumenta anche un po’ la nostra saggezza.