Pagina 2 | Scusate, chi ha paura di Fabio Paratici?

Chi ha paura di Fabio Paratici? Chi ha fatto saltare l’accordo con il Milan quando sembrava mancasse solo la firma? Ieri abbiamo registrato la smentita del presidente della Figc Gabriele Gravina, due giorni dopo quella dell’associazione dei direttori sportivi (Adise), presieduta da Beppe Marotta. Smentite sparate contro il fumo delle voci e l’aria dei “si dice”, ma evidentemente necessarie perché nei corridoi del calcio italiano rimbalza come una pallina da flipper l’indiscrezione per la quale i dirigenti del Milan hanno ricevuto una o più telefonate che metteva loro in guardia sulla spinosa questione dell’inibizione di Paratici.

Cosa paga Paratici

Non una pressione, men che meno una minaccia, forse solo un consiglio: così si diceva (e si continua a dire, perché - si sa - il gossip è gossip) nei corridoi di cui sopra. D’altronde, è difficile credere che, in una trattativa di un mese, la questione della squalifica di Paratici sia stata trattata solo alla fine, come un imprevisto dell’ultimo momento. Ed è singolare che ingaggiando un dirigente al quale affidare un progetto pluriennale, venti giorni di inibizione e (molto relativa) inattività sul mercato possano essere un nodo esiziale per l’intesa. Tra l’altro, in un mondo che ha tollerato scorribande di dirigenti con squalifiche ben più gravi e che apre e chiude gli occhi all’occorrenza su identiche violazioni. Paratici sconta una squalifica di trenta mesi per la questione “plusvalenze fittizie” e la cosiddetta “manovra stipendi”, pena inflittagli dalla giustizia sportiva che - ci hanno insegnato - deve essere sempre tempestiva. Per contro, non sappiamo ancora se, per gli stessi reati, Paratici verrà o meno rinviato a giudizio presso il Tribunale di Roma (e, nel caso, se sarà riconosciuto colpevole).

Quindi, Paratici paga per una condanna di una giustizia, quella sportiva, che ha celebrato il processo plusvalenze praticamente senza contraddittorio e sulla base delle accuse di pm cui in seguito la Cassazione ha tolto l’inchiesta per incompetenza territoriale e grazie a carte e intercettazioni che non sono state vagliate da alcun perito e alcun tribunale. E per questo non può svolgere il suo lavoro. Sarà interessante sapere il pensiero della Corte di Giustizia Europea quando si esprimerà su questa modalità di fare giustizia in Italia, dove un tribunale sportivo può privarti del diritto fondamentale (quello del lavoro) senza possibilità di appello in un tribunale ordinario.

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E le plusvalenze Osimhen e Manolas?

Nel frattempo vale la pena ricordare come la celerità della giustizia sportiva abbia subito un leggerissimo rallentamento sulle altre questioni plusvalenze, tipo quella del Napoli per le operazioni Osimhen e Manolas, pure queste oggetto di un’indagine della magistratura e pure queste in attesa di rinvio a giudizio a Roma, ma evidentemente meno interessanti per la la Procura Federale. Dal 2022 a oggi, per la cronaca, le plusvalenze prodotte da scambi di giocatori sono continuate serenamente nel calciomercato italiano, consentendo a certi bilanci di stare in (precario) equilibrio, ma anche questo non ha stuzzicato la giustizia sportiva. Solo la Juventus ha pagato per una delle pratiche più diffuse nella contabilità calcistica italiana. E i suoi dirigenti continuano a pagare, solo loro, all’infinito. Forse il vero problema non è capire se qualcuno abbia o meno fatto una telefonatina ai dirigenti del Milan, ma capire come funziona il variatore di velocità della giustizia sportiva (e non solo sulle plusvalenze) e perché per certi dirigenti e presidenti scatta con le prime carte prodotte da un qualsiasi pm e per dirigenti e presidenti attende, paziente e garantista, un eventuale rinvio a giudizio (e poi chissà una condanna della giustizia ordinaria) senza aprire nemmeno un fascicolo.

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E le plusvalenze Osimhen e Manolas?

Nel frattempo vale la pena ricordare come la celerità della giustizia sportiva abbia subito un leggerissimo rallentamento sulle altre questioni plusvalenze, tipo quella del Napoli per le operazioni Osimhen e Manolas, pure queste oggetto di un’indagine della magistratura e pure queste in attesa di rinvio a giudizio a Roma, ma evidentemente meno interessanti per la la Procura Federale. Dal 2022 a oggi, per la cronaca, le plusvalenze prodotte da scambi di giocatori sono continuate serenamente nel calciomercato italiano, consentendo a certi bilanci di stare in (precario) equilibrio, ma anche questo non ha stuzzicato la giustizia sportiva. Solo la Juventus ha pagato per una delle pratiche più diffuse nella contabilità calcistica italiana. E i suoi dirigenti continuano a pagare, solo loro, all’infinito. Forse il vero problema non è capire se qualcuno abbia o meno fatto una telefonatina ai dirigenti del Milan, ma capire come funziona il variatore di velocità della giustizia sportiva (e non solo sulle plusvalenze) e perché per certi dirigenti e presidenti scatta con le prime carte prodotte da un qualsiasi pm e per dirigenti e presidenti attende, paziente e garantista, un eventuale rinvio a giudizio (e poi chissà una condanna della giustizia ordinaria) senza aprire nemmeno un fascicolo.

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