Delle oltre sessanta persone detenute, dieci sono rimaste sotto custodia. È tempo di bilanci per le forze dell'ordine olandesi che si sono ritrovate a dover arginare i danni della caccia al tifoso che si è scatenata dopo la gara di Europa League vinta, giovedì sera, 5-0 dall'Ajax contro il Maccabi di Tel Aviv. Colti di sorpresa? No, tutto prevedibile. Per stessa ammissione, infatti, del capo della Polizia di Amsterdam, Peter Holla, «la violenza era iniziata mercoledì sera. È stata una notte con incidenti da entrambe le parti. I tifosi del Maccabi hanno rimosso una bandiera palestinese, un'altra è stata data alle fiamme e hanno distrutto un taxi».
Situazione da evitare
Ed è per questa ragione che si sarebbe dovuto e potuto evitare quanto successo dopo l'incontro. Come vuole la prassi, i tifosi ospiti - che per riscaldare ulteriormente gli animi, dopo i cori contro i bimbi morti a Gaza, avevano pensato bene di fischiare il minuto di silenzio in onore delle vittime di Valencia perché quello spagnolo è uno dei pochi governi ad aver riconosciuto lo Stato palestinese - non sono usciti dallo stadio subito dopo l'incontro, ma soltanto intorno alla mezzanotte. Tuttavia, non ci voleva di certo un fine stratega militare per capire che chi aveva voglia di vendicarsi dei cori anti-arabi e della bandiera bruciata avrebbe aspettato anche tutta la notte se fosse stato necessario: «La Polizia è dovuta intervenire in più occasioni per proteggere i tifosi israeliani e scortarli ai loro alberghi. Nonostante la massiccia presenza della polizia in città, alcuni sostenitori israeliani sono rimasti feriti».
Le parole della prima cittadina di Amsterdam
Quando il capo della Polizia parla di massiccia presenza della polizia intende gli 800 agenti impiegati per garantire il normale svolgimento dell'incontro che, però, ben poco hanno potuto fare per prevenire la caccia al tifoso. Il dispositivo di sicurezza, se è vero che ce n'è stato uno, ha, infatti, fatto acqua da tutte le parti: «Nonostante ci fossimo preparati con il Comune e il Pubblico Ministero e avessimo previsto i rischi dovuti alla commemorazione della Notte dei Cristalli e a una manifestazione pro-Palestina, gli incidenti hanno superato le nostre aspettative», ha ammesso Holla. Non è bastato, infatti, allontanare di qualche centinaio di metri la concentrazione a favore della Palestina convocata, per prima dell'inizio della gara, nei pressi della Johan Cruijff Arena. Alle scuse del primo ministro olandese, si sono così aggiunte le misure adottate, con imbarazzante ritardo, dalla prima cittadina di Amsterdam, Femke Halsema che si è fatta viva attivando, per tutto il fine settimana, un decreto d'emergenza che vieta ogni tipo di manifestazione. E, come nella migliore tradizione dei politicanti, invece di assumersi le proprie responsabilità, anche lei ha fatto partire lo scaricabarile: «Potrebbero esserci tensioni perché, in questo periodo, ci sono molte manifestazioni e proteste legate alla situazione in Medio Oriente e noi siamo sempre preparati ad affrontarle. Ma quello che è successo non è stata una protesta, bensì un crimine». Crimini - dagli atti vandalici dei tifosi del Maccabi di mercoledì sera alla caccia all'uomo del giorno dopo - che chi è chiamato ad amministrare una città avrebbe dovuto prevedere e, quindi, evitare.