TORINO - Archiviata la sosta nazionali, abbiamo assistito a un vero e proprio attacco congiunto da parte dell’Associazione delle Leghe Europee e dei sindacati dei giocatori all’establishment sportivo a cui fa capo la Fifa. Una denuncia dei protagonisti del mondo del calcio - presentata fra l’altro alla Commissione Europea, ai presunti padroni dello stesso - per «abuso di posizione dominante nell’imposizione del calendario internazionale». In parole povere, si gioca troppo e i club non ci stanno più… Ma siamo davvero sicuri che l’introduzione delle nuove competizioni - Champions League e Mondiale per Club su tutte - porterà realmente a un incremento significativo dei match stagionali?
I numeri
Per provare a rispondere, occorre partire da un report pubblicato a luglio dal Cies, Il Centro Internazionale di Studi Sportivi, che negli ultimi 12 anni ha analizzato l’apporto stagione per stagione di più di 62 mila giocatori di 40 campionati diversi. Dai dati si evince che se per i vari Foden, Rodrygo e Valverde - abituati ad arrivare in fondo nella maggior parte delle competizioni con club e nazionali - i calendari più folti li sottoporranno a stagioni più intense e probanti a livello fisico, esiste però una stragrande maggioranza di giocatori che in realtà si misura ogni giorno con il problema opposto. Rispetto al 2012, infatti, la media di presenze per ciascun giocatore è aumentata da 22 a 24.2. I minutaggi, invece, sono rimasti sostanzialmente invariati per via della recente introduzione delle cinque sostituzioni. Quindi sì, l’incremento c’è stato, ma al momento risulta davvero irrisorio.