Pagina 3 | Ultras, il trucco 'legale' per entrare in società: così si riusciva a far tutto

La maxi-operazione prende il via all’alba di lunedì: perquisizioni e misure cautelari nei confronti di persone riconducibili alle tifoserie ultras di Inter e Milan. Eseguono i provvedimenti gli agenti del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, della Squadra Mobile e della Sisco. Nello stesso contesto, ulteriori misure sono eseguite da militari del Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata e del Nucleo Polizia Economico Finanziario della Guardia di Finanza di Milano.

Gli indagati

Gli indagati sono circa 40, di cui 18 arrestati (16 in carcere e due ai domiciliari). Ci sono i vertici del tifo organizzato milanese di entrambe le sponde: il rossonero Luca Lucci, a capo prima della Curva Sud e poi di ‘Banditi Curva Sud’; e il nerazzurro Renato Bosetti, neo capo della Curva Nord. A ruota: il fratello di Lucci, Francesco; Ismail Hagag, fedelissimo dei “fratelli milanisti”; Christian Rosiello, che sarebbe coinvolto nel pestaggio del personal trainer dei vip, Cristian Iovino, in seguito a una lite con il cantante Fedez (che non figura nell’inchiesta), di cui è guardia del corpo da qualche tempo. Inoltre sono coinvolti - tra gli altri - Riccardo Bonissi e Luciano Romano, Fabiano Capuzzo, Francesco Intagliata detto ‘Buzzero’, pregiudicato per rapina, lesioni, rissa e droga.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il consigliere

Tra gli indagati figura anche Manfredi Palmeri, consigliere regionale lombardo eletto con la lista di Letizia Moratti e consigliere comunale a Milano in una lista di centrodestra. E’ indagato per corruzione tra privati. All’origine dell’ipotesi d’accusa figurano intercettazioni in merito all’eventuale «compravendita di un quadro da 10 mila euro in cambio di favori alla società dei parcheggi di San Siro». Non risultano, invece, dirigenti, dipendenti e tesserati di Inter e Milan: sono reputate persone offese.

Le accuse

Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere con l’aggravante mafiosa, estorsione, false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, accesso abusivo a sistemi informatici, lesioni, percosse, rissa e resistenza a pubblico ufficiale. Tra i presunti illeciti su cui la Procura di Milano stava indagando da tempo c’è anche la gestione degli affari dell’indotto dello stadio di San Siro, dai parcheggi alla vendita di gadget e panini, fino a quello dei biglietti per le partite.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Associazione benefica

Un’associazione ‘no profit’, la ‘We Are Milano’, era stata costituita nel 2020 da alcuni indagati finiti nell’inchiesta sulle curve della procura di Milano per crearsi una ‘facciata legale’ che permetteva di guadagnare consenso sociale con iniziative benefiche, ma che serviva a interloquire con le società calcistiche di serie A, che altrimenti non avrebbero potuto intrattenere alcun tipo di rapporto con la tifoseria ultrà per le vigenti normative. È quanto emerge dall’ordinanza del gip di Milano, Domenico Santoro.

L'uccisione

Le due curve milanesi (in particolar modo quella nerazzurra) erano balzate agli onori della cronaca e finite al centro delle attività investigative lo scorso 4 settembre a seguito del violento scontro che ha avuto luogo alle porte di Milano, a Cernusco sul Naviglio. Scontro nel quale aveva perso la vita Antonio Bellocco, uomo di 39 anni accoltellato dal capo ultras dell’Inter Andrea Beretta, di anni 49. Secondo le ricostruzioni Bellocco, pregiudicato e affiliato al clan della ndrangheta di Rosarno in Calabria aveva aperto il fuoco contro Beretta dall’interno della propria Smart su cui si trovava in compagnia del capo ultras, che ferito a una gamba ha poi reagito accoltellando a morte il trentanovenne colpendolo alla gola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Associazione benefica

Un’associazione ‘no profit’, la ‘We Are Milano’, era stata costituita nel 2020 da alcuni indagati finiti nell’inchiesta sulle curve della procura di Milano per crearsi una ‘facciata legale’ che permetteva di guadagnare consenso sociale con iniziative benefiche, ma che serviva a interloquire con le società calcistiche di serie A, che altrimenti non avrebbero potuto intrattenere alcun tipo di rapporto con la tifoseria ultrà per le vigenti normative. È quanto emerge dall’ordinanza del gip di Milano, Domenico Santoro.

L'uccisione

Le due curve milanesi (in particolar modo quella nerazzurra) erano balzate agli onori della cronaca e finite al centro delle attività investigative lo scorso 4 settembre a seguito del violento scontro che ha avuto luogo alle porte di Milano, a Cernusco sul Naviglio. Scontro nel quale aveva perso la vita Antonio Bellocco, uomo di 39 anni accoltellato dal capo ultras dell’Inter Andrea Beretta, di anni 49. Secondo le ricostruzioni Bellocco, pregiudicato e affiliato al clan della ndrangheta di Rosarno in Calabria aveva aperto il fuoco contro Beretta dall’interno della propria Smart su cui si trovava in compagnia del capo ultras, che ferito a una gamba ha poi reagito accoltellando a morte il trentanovenne colpendolo alla gola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...