Ce la mettono tutta per far passare ai tifosi la voglia di calcio

Il mondo al contrario: comandano i facinorosi, l’autorità decide senza senso e a pagare è la gente che ovviamente si allontana
Ce la mettono tutta per far passare ai tifosi la voglia di calcio© ANSA

Deve esistere da qualche parte una sorta di gruppo, una apposita commissione che studia i metodi più infallibili per allontanare i tifosi dal calcio. Li immagino messi lì solo per raggiungere quell’obiettivo, facilitati dal fatto che qui ormai quelli come Zico, Platini, Maradona, Ronaldo e Zidane non vengono più e quindi lo spettacolo è già quello che è.

Le differenze tra la Serie A e l'estero

Nel panorama europeo domina la Premier League mentre in Spagna ci sono gli extraterrestri del Real: e a oggi il City è sempre il City, il Barça è sempre il Barça anche perché, di fronte ad accuse gravi, da quelle parti fanno le cose con ponderatezza, perdendosi così la ghiotta possibilità di distruggere in qualche mese e con processi sommari una delle squadre più forti e seguite del paese. Li immagino, quelli della commissione, un po’ come gli autori televisivi parodiati in “Boris”: svogliati, con riunioni in barca a cercare l’idea geniale per farci disamorare.

“Facciamo mezzo campionato senza dire quanti punti toglieremo a una squadra, così i suoi tifosi non si interessano più e pure le rivali non sanno che risultati debbano ottenere per andare in Champions!”. Genio! “Facciamo pagare il calcio sempre di più, obblighiamoli ad abbonarsi a varie piattaforme, a fronte di un servizio non sempre ineccepibile”. Eroe!  “Le società hanno bisogno di più introiti e qualcuno propone un torneo continentale con più fondi e senza partite con squadre materasso? Noi diciamo che è contro il calcio del popolo e minacciamo chi vuole partecipare inventando fantomatiche sanzioni”. Leggenda! A quel punto, con sessioni di calciomercato deprimenti, reso pressoché nullo l’interesse all’estero e complicato quanto più possibile quello televisivo, rimangono da sistemare quegli indomiti ribelli che si ostinano ad andare allo stadio.

L'Italia e il problema degli stadi

Partiamo dagli impianti. Ecco, quelli sono perfetti così: vetusti, talvolta fatiscenti, spesso con la cara vecchia pista di atletica a rendere i giocatori sempre più piccoli. Come fanno a non essere vuoti? Vuol dire che serve di più: non resta che non dare sicurezze circa l’effettiva possibilità di andare allo stadio anche dopo avere acquistato il biglietto. Così chi ci andrà più?

Nel corso degli anni si contano diversi episodi di curve chiuse ma in soli 7 giorni assistiamo a due prodezze: a Cagliari-Napoli accade di tutto con dei teppisti scatenati, chi di dovere si prende qualche giorno per ragionarci su e il venerdì, proprio alla vigilia di Juventus-Napoli, vieta la trasferta ai tifosi azzurri residenti in provincia di Napoli. Con quel bell’anticipo di poche ore, perfetto per complicare la vita a chi aveva organizzato per tempo viaggio, alloggio e spostamenti. Non basta, perché la mattina del match (!) un tifoso ottiene dal Tar un provvedimento cautelare che gli permette di partire. E gli altri? Mancano poche ore alla partita, che si fa? Qualcuno va, altri non fanno in tempo, il settore ospiti è mezzo vuoto.

Genoa-Juve a porte chiuse dopo gli scontri nel derby di Coppa Italia 

A Genova, tuttavia, si fa addirittura di meglio. Appuntamenti, minacce e scontri tra facinorosi delle due squadre della città, con momenti di vera e propria guerriglia nel giorno del derby di mercoledì. Si ipotizza qualche provvedimento di ordine pubblico e viene da chiedersi: avranno individuato i responsabili, escludendoli dalla possibilità di recarsi allo stadio? Chiuderanno l’intera curva genoana, con quella solita decisione che punisce anche la grandissima parte di tifosi incolpevoli con il biglietti per quel settore? No, non basta. Venerdì, alla vigilia di Genoa-Juve, arriva l’ufficialità: la partita si svolgerà a porte chiuse.

Non mancheranno dunque solo i responsabili, nemmeno la curva più calda ma l’intero stadio, comprese le famiglie genoane che vorrebbero godersi una partita da settori per i quali hanno speso chissà quanto di abbonamento, magari anche per vedere dal vivo la sfida con i bianconeri. E poi ci sono loro: i tifosi ospiti, gli juventini, che hanno prenotato pullman, aerei, treni, hotel da tutta Italia e non solo e il venerdì pomeriggio vengono informati che l’indomani non potranno andare perché alcuni teppisti, sedicenti tifosi di Genoa e Samp, hanno deciso così. Inutile nasconderlo, va esattamente in questo modo: sono loro a decidere.

In Italia si è deciso di non cercare di individuare le responsabilità personali 

Se fare interrompere partite, se provocare la chiusura di settori, interi stadi: in Italia si è deciso di non cercare di individuare le responsabilità personali, troppo complicato. Lo fa solo una società, quella che denuncia, che grazie a un capillare sistema di telecamere individua anche i suoi tifosi protagonisti di gesti esecrabili. Per inciso, quella società è da anni lasciata sola, pressoché l’unica a non potere godere dell’appoggio incondizionato della parte più calda dei propri supporter, impossibilitati fino a poco tempo fa perfino a portare i tamburi mentre nello stesso stadio, per anni nel settore ospiti, si è potuto fare ciò che si voleva.

Niente provvedimenti personali, si diceva. Più facile e deresponsabilizzante chiudere un settore, lucchettare tutto, e chi se ne frega per chi ha speso, per chi per il calcio rivoluziona ancora la sua vita, anche nel 2024, quando i delinquenti possono decidere se quegli amici, quelle famiglie, quei fidanzati che hanno preso il biglietto ormai da tempo potranno davvero andare allo stadio. E se quei maledetti tifosi innamorati del pallone, privati della partita anche se totalmente incolpevoli e avvisati solo il giorno prima delle nostre brillanti decisioni, proprio non smetteranno di andare allo stadio, non prendetevela con noi: ce l’abbiamo davvero messa tutta.

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