Betlemme, Gerusalemme e quei due campi della pace: in memoria di Astori

«Anche nella tragedia di questi mesi sono rimasti oasi per i bambini». C’è una sola regola: tutti possono entrare e giocare, israeliani e palestinesi insieme
Betlemme, Gerusalemme e quei due campi della pace: in memoria di Astori

Alle volte due semplici email possono essere cariche di significati come la fontana del Nettuno in piazza della Signoria e ricche di colori e di futuro come la Primavera di Botticelli agli Uffizi. E profonde come il mare davanti a Cagliari, osservato dall’imponente bastione Saint Remy. Chissà quante volte Davide Astori, quando giocava a Firenze, ha passeggiato sotto quel monumento dell’Ammannati, osservando i cavalli bianchi sorreggere la statua del dio marino. E chissà quanti passi ha mosso sulla terrazza più celebre di Casteddu, uno dei cuori del popolo sardo: pensando perfino di vedere l’infinito, oltre la linea dell’orizzonte. Da 5 anni il suo nome e il suo cognome compaiono colorati a lettere cubitali in Palestina, su un muro a Betlemme, il muro di cinta che costeggia il campo da calcio realizzato in sua memoria grazie alle donazioni della Fiorentina e del Cagliari, le sue squadre più amate. Un campo con attorno uffici, spogliatoi e aree di ritrovo, nato per volontà di un manager filantropo, piemontese del lago Maggiore, Luca Scolari, grazie al suo progetto “Assist for peace”.

Il progetto per la pace

Nel 2019 l’inaugurazione, alla presenza del presidente dei sardi Giulini, dell’allora dirigente viola Antognoni e di una delegazione di giocatori: Chiesa, Barella, Hugo, Montiel e Pisacane. C’erano naturalmente anche i genitori di Astori e i due fratelli del difensore, scomparso l’anno prima. Fu emozionante per tutti, commovente, e sempre con uno sguardo alla speranza. Ricordiamo l’intervento del sindaco di Betlemme, Salman, declamato in inglese: «Siamo grati all’Italia, a Scolari, al Cagliari, alla Fiorentina. Vi dico grazie a nome di tutti i bambini della mia città», oltre 30 mila abitanti. «Ora tutti qui conosceranno Astori e capiranno cos’è nato dalla sua morte: un fiore per i nostri giovani». Il giorno prima (si era a cavallo tra maggio e giugno di 5 anni fa) le delegazioni italiane si erano invece recate su un altro campo anch’esso in erba sintetica, realizzato sempre su impulso di Scolari (promotore di iniziative benefiche in giro per il mondo ormai da diversi lustri) appena 3 anni prima nel cuore di Gerusalemme, nel 2016, grazie ai contributi di numerosi artisti, imprenditori e campioni dello sport (tra i principali benefattori, citiamo Carlo Ancelotti, Gigi Buffon, Valentino Rossi, Javier Zanetti, Roberto Donadoni, Vincenzo Nibali).

L' impegno sociale di Astori

Tra costoro, anche Davide Astori: anche lui aveva donato, per lo stesso sogno di tutti. E tutto un mondo attorno, nella città vecchia di Gerusalemme così come il giorno dopo a Betlemme, aveva assistito, cantato e celebrato quegli eventi. E decine e decine di bambini del posto erano entrati in campo e avevano giocato a pallone sotto gli occhi di Barella e Chiesa, per inaugurare la nuova speranza. Altri ragazzini del vivaio del Cagliari, sei mesi dopo, sarebbero volati in Israele con Scolari, per dar vita a nuove manifestazioni sportive sempre nel nome di Astori insieme con un centinaio di bambini del posto, sia a Gerusalemme, sia a Betlemme. E come vuole il progetto “Assist for peace”, quei due campi avevano e hanno una sola regola da rispettare: nessun divieto d’ingresso. Due campi aperti a tutti: a bambini e ragazzi di ogni etnia, nazionalità, religione. Israeliani e palestinesi assieme, innanzi tutto: mescolati tra loro, con un pallone in mezzo. Oggi, dopo il 7 ottobre (oltre 1.200 israeliani tra civili e militari trucidati dall’assalto di Hamas) e con Gaza bombardata da mesi da Israele (40 mila morti), quei due campi restano miracolosamente oasi di pace, di unione, e quasi non ci si crede. E così arriviamo alle due email evocate all’inizio, ricevute in questi giorni da Luca Scolari: quando le ha lette, ha trattenuto a stento la commozione. Allegati, video e fotografie. La prima email, spedita dal Patriarcato Armeno di Gerusalemme, che gestisce il campo costruito nel 2016. E la seconda dalla Municipalità di Betlemme, responsabile del centro sportivo nato 3 anni dopo. Entrambe in inglese, le traduciamo. La prima: «In questi tempi, il Jerusalem Sports Playground abbatte le barriere ancora più di prima, unisce e rallegra tutti i bambini. Grazie ad Assist for peace, a Luca Scolari, a tutti i campioni e agli amici italiani e non, che hanno reso realtà questo sogno: l’unico campo sportivo dove giocano ancor oggi bambini di tutte le etnie e religioni in Israele». E poi l’email inviata dai palestinesi: «Riconosciamo l’importanza vitale di coltivare il potenziale dei bambini e dei giovani, soprattutto in tempi così difficili.

Spazi sicuri per l'attività sportiva

Mentre Gaza affronta una tragedia umanitaria, l’importanza di fornire ai nostri giovani spazi sicuri e opportunità di crescita diventa ancora più fondamentale. Alla luce delle circostanze attuali, ci impegniamo a offrire il campo dedicato ad Astori e a sostenere le attività sportive che promuovano il benessere fisico, la resilienza e il senso di comunità. Lo sport è un potente strumento di guarigione, di unità e sviluppo e con questa iniziativa miriamo a fornire uno sbocco ai giovani per esprimersi, apprendere competenze di vita e costruire un futuro più luminoso. Invitiamo la nostra comunità e gli amici internazionali a unirsi in questa impresa, a essere solidali con i nostri bambini. Insieme, possiamo garantire che la speranza e le opportunità continuino a prosperare. Il Comune di Betlemme ringrazia la famiglia Astori, Assist for peace, Scolari, la Fiorentina e il Cagliari, rimanendo saldo nel suo impegno per il benessere dei giovani: continuerà a investire in iniziative che promuovano la pace, la speranza e la crescita per tutti. Lo sport oltre il muro». «Sembra un miracolo, di questi tempi - ci ha detto Luca Scolari -. Voglio pensare che Astori stia difendendo queste oasi nelle due città. Era un difensore quando giocava, adesso lo è della speranza su questi due campi. E anche nei cuori degli sportivi, invocando la pace per quelle terre tanto martoriate».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...