Ciao Totò, grazie per le notti magiche! Schillaci a Italia ‘90 ha riunito un Paese

Gli occhi spiritati, lo sguardo sconvolto, l’esultanza frenetica: in campo con lui andavamo anche noi. Solo un tumore al colon ha saputo fermarlo
Ciao Totò, grazie per le notti magiche! Schillaci a Italia ‘90 ha riunito un Paese© AG ALDO LIVERANI SAS

Gli occhi spiritati. Lo sguardo piacevolmente sconvolto dopo ogni gol. L’esultanza frenetica. Adesso che non c’è più, frughi nella moviola della memoria e ripensi alle notti magiche, alle prime immagini di Totò che ti tornano in mente di quell’estate italiana marchiata Schillaci. Il Mondiale ‘90, lui sbucato dal nulla e subito capocannoniere, secondo nella classifica del Pallone d’Oro vinto da Lothar Matthaüs, l’Italia di Vicini, di Baggio e Vialli, del sogno infranto in semifinale da Caniggia e Maradona. Ma su tutto, sopra tutti, esplode il ragazzo di Palermo, che ieri se n’è andato senza avere mai coronato il suo sogno: indossare la maglia rosanero. Si è spento ad appena 59 anni, Totò che ha vissuto una, dieci, cento vite. Calciatore della Juve dall’89 al ‘92, quando Boniperti ingaggia Vialli dalla Samp e lo cede per 8,5 miliardi di lire all’Inter, dove resta soltanto due anni prima di diventare il primo italiano a giocare in Giappone.

La carriera e la malattia

Schillaci San lo chiamavano al Jubilo Iwata, l’ultima squadra con la quale chiude la carriera cominciata nell’Amat Palermo, proseguita nel Messina di Scoglio e Zeman, su su sino alla Juve e all’azzurro vivo del ‘90. Se l’è portato via il tumore al colon retto, nemico infido e bastardo che gli ha imposto due operazioni: «Mi sono sentito crollare tutto addosso. Fortunatamente questo brutto male era circoscritto al colon, non ha danneggiato altri organi ed è stato tolto. Non ho più il retto e lo sfintere. Però, fra morire e avere questi problemi, meglio qualche piccolo problema». Il mondo ha scoperto il dramma di Schillaci all’inizio di quest’anno. È il 16 gennaio. Totò si cura nella stessa clinica dove viene arrestato il boss della mafia Matteo Messina Denaro: l’irruzione delle forze speciali, la cattura del latitante da trent’anni, le fasi concitate, l’ex bomber che suo malgrado torna sotto i riflettori. Li ha frequentati in vesti diverse, quasi cercasse sempre di ritrovare quella cresta dell’onda sulla quale aveva felicemente surfato in quelle notti azzurre. Gli amori, le donne della sua vita, i tre amatissimi figli, la separazione da Rita, alla quale regala una villa e la sostiene con gli alimenti “finché la legge glielo ha imposto”, raccontò un giorno la signora.

Le esperienze extra calcio

La sua esistenza cambia dopo l’incontro con la seconda moglie, Barbara Lombardo, al suo fianco sino all’ultimo, combattendo contro il cancro assieme a Totò, amato, sostenuto, rincuorato sempre, rinvigorito partecipando a Pechino Express, quando sembrava che il cancro fosse stato vinto per sempre. Quante cose ha fatto, l’uomo di Italia ‘90 nel corso del tempo: viene eletto consigliere comunale di Palermo, un’esperienza durata due anni; si scopre mattatore dell’Isola dei Famosi, fonte di ritrovata popolarità, dove arriva terzo dopo Kabir Bedi e Sergio Muniz; fa l’attore nel film “Amore, bugie e calcetto” e in “Squadra antimafia - Palermo oggi”; diventa anche rapper, con la canzone “Gli anni degli anni”, cavalcata sul Mondiale della vita. L’impegno sociale di Totò per la sua gente, sfocia nella realizzazione del centro sportivo Louis Ribolla, aperto ai ragazzi dei quartieri di Palermo dove non è facile giocare a calcio. Chi l’ha conosciuto bene, ha sempre parlato di lui come di un ragazzo generoso, ironico, cultore dei buoni sentimenti. La Juve e i compagni della sua Juve gli sono rimasti sempre nel cuore. A mano a mano che la malattia progrediva, gli incontri con i vecchi amici si diradavano. In tv, Totò ha partecipato anche a Back to school, condendo la sua presenza con una buona dose di autoironia quando ha appreso di essere stato rimandato: «Partivo da casa per andare a scuola – ha raccontato sorridendo – ma a metà strada mi fermavo a giocare a calcio con i miei amici. La strada è stata la mia scuola, per questo ho provato tanta emozione ma anche un po’ di terrore nel tornare sui banchi. Nella mia pagella i voti indicati erano tutti 1 e 2, sembrava la schedina del totocalcio e poi tutta questa grammatica non c’era». È alla scuola del gol che Totò è diventato così bravo da arrampicarsi quasi in cima al mondo. E, lui lo sa, a spingerlo c’era un intero Paese, in quelle notti magiche che sono state sue, che lui ha regalato a noi. Per sempre.

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