Dybala, una scelta da uomo. Ma piano con la retorica

Paulo è un ragazzo sensibile, ha subito troppi addii dolorosi e ha rifiutato l'ultimo. Ha detto no a 75 milioni e rimane a Roma, una scelta controcorrente

TORINO - Secondo voi, è più romanista Paulo Dybala o Francesco Totti? Rubata da Twitter, anzi da X (account: @FallingMatuidi), la domanda è provocatoriamente stuzzicante. Come stuzzicanti, diciamo così, sono 75 milioni di euro in tre anni, cui Paulo ha detto no. Non è ancora chiarissimo cosa lo ha spinto alla retromarcia, rifiutando i soldi sauditi, facendoci così sentire il fracasso che produce sempre l'andare controcorrente.

Bravo Dybala!

«Bravo Dybala!» è il primo pensiero. Bravo perché rifiutare del denaro non è semplice anche quando se ne ha tanto (Paulo non è esattamente un indigente, guadagnando 3,8 milioni netti all'anno). Bravo perché se nella sua scelta c'è (e sembra proprio che ci sia) un senso di riconoscenza nei confronti dei tifosi, Paulo ha spiegato con un esempio assai pratico tangibile che l'amore per un club non si dimostra baciando la maglia. Bravo perché ci ridà la speranza che non tutto si possa comprare. E ci fermiamo qui, perché poi diventa tutto insopportabilmente retorico.

Sensibilità

Dybala è un ragazzo sensibile. Forse troppo sensibile. Il destino e il calcio gli hanno rubato l'adolescenza, portandogli via il papà quando aveva quasi diciassette anni e portandolo lontanissimo da casa quando ne diciannove. Un pezzo di adolescenza, lui, se l'è ripresa superati i 25, smussando un po' la sua cattiveria agonistica, proprio mentre le enormi attese, che si erano create intorno a lui, avevano zavorrato la sua leggerezza calcistica. Ma Dybala era e resta un ragazzo sensibile, straziato dagli addii, forse per averne già dovuti vivere troppi e troppo indesiderati. E quando si è reso conto che, a questo giro, era lui che poteva dire al destino come e dove girare, ha preso la strada che graffiava di meno la sua anima. Scelta che miscela il coraggio alla paura, ma non in parti uguali. Scelta che più è consapevole, più restituirà un Dybala più maturo a De Rossi.

 

Il miracolo

Alla fine è una vicenda molto umana e solo marginalmente calcistica (anche se la passione dei tifosi giallorossi e di Roma ha un'intensità che può vibrare più forte di 75 milioni). E questo, in fondo, la rende ancora più bella. Leggeremo tanta retorica, non tutta necessaria. Assisteremo alla santificazione di Dybala e sarà stucchevole, perché basterebbe godersi lo spettacolo naturale di un ragazzo che, a 30 anni, diventa uomo. Di questi tempi quasi un miracolo.

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