L'ambiente Napoli e la Juve: oltre la rivalità sportiva
In questo caso, come spesso accade quando si parla di Juventus, siamo tuttavia di fronte a una fattispecie diversa: un conto è la normale e sana rivalità sportiva, tutt’altra cosa è il livore ostentato ormai da troppi anni da buona parte dell’ambiente azzurro verso la “strisciata” più odiata. Dalle piazze della città dedicate agli insulti alle aree del tribunale con tanto di immondizia in bianconero, passando per i convegni di illustri professori universitari sulla illegittimità dei successi juventini e la manifesta invidia mascherata da disprezzo professata da tifosi, testate e giornalisti, compreso chi ha passato una vita a raccontarci il calcio nelle televisioni più importanti del Paese, siamo largamente oltre il naturale antagonismo.
Non basta: senza ricorrere a Google, bastano pochi istanti per farci tornare alla mente la mistificazione del racconto di Pechino, il silenzio quando le sviste vanno in senso opposto, la grottesca ricerca dell’audio Var per un cartellino giallo di cui i monitor non possono occuparsi, l'indimenticabile denuncia di un fantomatico tunnel segreto allo Stadium che avrebbe permesso proprio ad Antonio Conte di comunicare più agilmente con in suoi giocatori durante la sua squalifica, i meravigliosi titoli di alcune testate locali (come quando, visto che gli azzurri impegnavano i bianconeri in Italia, a seguito delle straordinarie imprese in Europa della Juve si procedeva senza alcun senso del ridicolo a titolare: “Napoli, hai visto quanto sei forte?”), il sindaco della città costretto a nascondere se non ritrattare la propria fede, lo Juventus club di Cercola obbligato a mille salti mortali per sopravvivere serenamente alle difficoltà ambientali alimentate anche da alcuni comunicatori locali. E come dimenticare quel seguìto commentatore che si divertiva ad augurare in diretta “una morte lenta e sicura” ai “non colorati”?