L'Italia ed Euro 2032: un Paese in affanno e il patto col diavolo

Se non hai la forza di battere un avversario, la soluzione più indolore è quella di allearti con lui e dividere i rischi. Ma, inutile negarlo, anche i benefici
L'Italia ed Euro 2032: un Paese in affanno e il patto col diavolo© Getty Images/Bartoletti/Ansa

Piuttosto che niente, è meglio piuttosto. È quello che hanno pensato alla Figc di fronte al rischio di perdere la candidatura a organizzare gli Europei del 2032 a vantaggio della Turchia. E così, se non hai la forza di battere un avversario, la soluzione più indolore è quella di allearti con lui e dividere i rischi. Ma, inutile negarlo, anche i benefici.

Perché è logico che ora gli interessati rivestano questa soluzione con termini galvanizzanti, ma non è che si possa dimenticare il battage entusiastico con cui fu presentato, appena 4 mesi fa, il dossier che accompagnava la candidatura dell’Italia per garantirsi un grande evento che manca dal 1990 e che avrebbe dovuto funzionare da volano per il rilancio infrastrutturale del nostro calcio. Così, invece, l’impatto è più che dimezzato e certifica ancora una volta l’inadeguatezza del “sistema paese” che non è in grado di sostenere una sfida all’altezza degli altri grandi stati europei. In Figc, infatti, hanno deciso di ridurre i danni perché si sono resi conto che politica e istituzioni non hanno il passo adeguato a sostenere l’impresa e anche il pio ricorso ai precedenti Europei condivisi è un modo per indorare la pillola, a meno che si voglia certificare come la potenza economica (e la tradizione nonché ambizione calcistica) dell’Italia sia pari (con tutto il rispetto, si intende) a quella del Belgio o dell’Olanda, della Polonia o dell’Ucraina, della Svizzera o dell’Austria.

Euro 2032 con la Turchia: che autogol per l’Italia

Sarebbe lecito auspicare che fosse al livello di Francia o Germania che, appunto, il loro Europeo se lo organizzano da soli. Senza la necessità, aspetto tutt’altro che secondario, di dover trovare una mediazione con un Paese il cui Governo non è esattamente un esempio di democrazia e di tutela dei diritti, da quelli inerenti la libertà di stampa a quelli per le minoranze su cui, invece, è giustamente assai sensibile la Figc. E chissà se Gravina è stato ispirato anche dalle parole di Mario Draghi riguardo al presidente turco Erdogan: «Con questi dittatori, chiamiamoli per quello che sono, di cui però si ha bisogno, uno deve essere franco nell’esprimere la propria diversità di vedute e di visioni della società; e deve essere anche pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese. Bisogna trovare il giusto equilibrio». Chissà se questo lo sarà.

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