Il coraggio se uno non ce l'ha, non se lo può dare. E, di manzoniano coraggio, Sinisa ne ha avuto da vendere in questi tre anni durante i quali ha combattuto contro la leucemia con tutta la forza che aveva in corpo, lui, che in questi tre anni di dolore, di lotta, di sofferenza, di speranza, ci ha insegnato tante cose, in ogni momento. Perché, si sa, gli uomini si giudicano anche da ciò che dicono, ma, soprattutto, da ciò che fanno. Bisogna rimarcarlo oggi, in morte di Mihajlovic, uomo vero, grande calciatore, grande allenatore, grande combattente anche fuori dal campo, come abbiamo imparato a conoscerlo da quel 13 luglio 2019, quando annunciò al mondo di essere stato colpito a tradimento dalla leucemia mieloide e al mondo disse: "Vincerò io".
Mihajlovic, il messaggio della moglie Arianna
Per questo, non ha mai mollato il suo Bologna, i suoi giocatori, i suoi tifosi, il suo mondo, sospinto dall'amore straordinario di Arianna, dei figli, della famiglia, il cui annuncio non poteva essere più giusto, in linea con con lo stile che ha sempre contraddistinto Sinisa: dire ciò che si pensa, pensando a ciò che si dice. "La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Viktorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa MIhajlovic. Uomo unico, professionista straordinario, disponibile e buono con tutti. Coraggiosamente, ha lottato contro un'orribile malattia. Ringraziamo i medici e le infermiere che lo hanno seguito in questi anni, con amore e rispetto, in particolare la dottoressa Francesca Bonifazi, il dottor Antonio Curti, il prof. Alessandro Rambaldi e il dottor Luca Marchetti. Sinisa resterà sempre con noi. Vivo, con tutto l'amore che ci ha regalato". E' così, è proprio così.
"Mihajlovic ha vissuto come non dovesse morire mai"
Ha scritto Eric Fromm: "Morire è tremendo, ma l'idea di morire senza avere vissuto è insopportabile". Insopportabimente ingiusta è la scomparsa di questo uomo di 53 anni, come hanno scritto i suoi Cari pensando a Sinisa che ha vissuto come se non dovesse morire mai; ha giocato la partita contro il male con tutta la grinta, tutta l'energia, tutto il carattere che metteva quando andava in campo o quando, allenatore, strigliava la squadra perché non giocava come lui avrebbe voluto. Le lacrime di queste ore sono anche le lacrime di chi, in questi tre anni, pur non conoscendolo personalmente, ha condiviso le sue sofferenze, le sue ambasce, i suoi ritorni, la sua speranza, diventata la speranza di tutti. Per credere, adesso, che sia vero ciò che dice Sant'Agostino; "La morte non è niente, sono solamente passato dall'altra parte. E' come se fossi nascosto nella stanza accanto. Quello che eravamo prima l'uno per l'altro, lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi ha sei sempre dato". Contaci, Sinisa.