L’arresto di Rosario D’Onofrio, il procuratore capo dell’Associazione Italiana Arbitri, arrestato giovedì scorso per traffico internazionale di droga, ha letteralmente sconvolto il mondo del calcio e le conseguenze si prospettano assai pesanti. Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha chiesto subito chiarimenti al presidente del Coni Giovanni Malagò e a quello della Federcalcio, Gabriele Gravina, che ha convocato per martedì mattina alle 10 una riunione d’urgenza del Consiglio federale sulla vicenda del Procuratore dell’Aia. La seduta del Consiglio - spiegano fonti della Figc - servirà a portare avanti “una riflessione politica” per approfondire la devastane vicenda di D’Onofrio: chiederanno lumi sei criteri di selezioni che attengono all’Aia e la possibilità di un commissariamento da parte della Figc è molto concreta. Primo passo, tra l’altro, per modificare il paradossale e pernicioso criterio in base al quale gli arbitri non sono sottoposti alla giustizia sportiva ma si “giudicano” tra loro.
L'accusa di Giacomelli
Non è un mistero, ormai, come si siano moltiplicate le pressioni - dalla politica agli stessi ambienti sportivi - per la richiesta di dimissioni di Alfredo Trentalange, il presidente dell’Aia che ha promosso D’Onofrio nel marzo del 2021 a procuratore capo degli arbitri. Quello stesso D’Onofrio arrestato a maggio 2020 con 44 chili di marijuana, in carcere fino al 16 settembre 2020 poi due anni ai domiciliari: si racconta che alle riunioni dell’Aia partecipasse grazie ai permessi del giudice di sorveglianza. Quello stesso D’Onorio che - affermano gli inquirenti - nell’ambiente del narcotraffico veniva chiamato Rambo o anche il “torturatore” dagli spacciatori di hashish e marijuana, che procacciava armi, che “puliva” il denaro, l’ex ufficiale dell’esercito sospeso perché non aveva mai conseguito la laurea in Medicina che millantava, Lui, a cui Trentalange ha assegnato a luglio il premio di “dirigente dell’anno”. E su “Repubblica” l’ex arbitro Giacomelli ha accusato: «Agiva come un ras, decideva punizioni e carriere. Era il grimaldello politico dei vertici Aia».