"Confitto di interessi": è la pesante accusa che arriva dalle colonne del New York Times nei confronti dell’Uefa di Aleksander Ceferin che, secondo l’inchiesta del giornalista Tariq Panja, noto per le sue indagini nei lati più oscuri del calcio internazionale, avrebbe insabbiato il referto dell’arbitro di Real Madrid-Paris Sainte Germain. Il direttore di gara olandese Danny Makkelie, infatti, aveva scritto nella sua relazione di fine partita che sia Leonardo, all’epoca dirigente del Psg, sia il suo presidente Al Khelaifi aveva fatto irruzione nel suo spogliatoio con fare minaccioso e violento: "un comportamento aggressivo, cercando di entrare nello spogliatoio dell’arbitro, bloccando la porta e colpendo deliberatamente la bandiera di uno degli assistenti, rompendola", riporta il New York Times che ha avuto modo di leggere quanto scritto da Makkelie. L’arbitro, insomma, specifica in modo chiaro che entrambi i rappresentati del club francese hanno condotto l’aggressione e con il medesimo tenore. Ma alla fine, dopo mesi di attesa per il giudizio (periodo insolitamente lungo per la solerte giustizia sportiva europea), l’unico a essere condannato è stato Leonardo ("cha ha violato le regole di base di una condotta dignitosa", secondo la sentenza). Al Khelaifi non viene neanche citato, come se in quello spogliatoio non ci fosse mai entrato e Makkelie se lo fosse sognato. Leonardo, nel frattempo, è stato allontanato dal Psg.
Tutto molto sospetto per Tariq Panja, che ha ricostruito i passaggi della decisione con varie testimonianze. Secondo Alex Phillips, un dirigente Uefa per quasi due decenni, e poi dimessosi, gli organi di giustizia "avrebbero aspettato di trovare un momento tranquillo per insabbiare tutto (giugno, ndr) sperando che la gente l’avrebbe dimenticato. D’altronde i cosiddetti organi giudicanti indipendenti, non sono affatto indipendenti ma vengono utilizzati come strumento di potere". Un potere, quello di Ceferin, che è stato molto rinforzato da Al Khelaifi nelle vicende della Super League.
Il presidente del Psg, che in un primo momento sembrava aver aderito all’iniziativa, si era subito schierato contro, affiancando il presidente dell’Uefa nella vittoriosa battaglia contro la nuova manifestazione. In cambio della fedeltà, Al Khelaifi è entrato nel board dell’Uefa ed è stato messo a capo dell’Eca (l’associazione dei club europei che interagisce con l’Uefa nella gestione delle competizioni europee). il problema, come scrive il New York Times, è che Al Khelaifi è anche il presidente di beIN Sports, il network televisivo che è anche uno dei maggiori clienti dell’Uefa, finanziata dai diritti tv che beIN Sports acquista per le regioni a lingua araba.
"C’è un chiaro conflitto di interessi", dichiara al New York Times Miguel Maduro, ex presidente della commissione sulla governance, un organo interno della Fifa voluto dal presidente Gianni Infantino sull’onda degli scandali che travolsero la federazione mondiale nel 2015. "Nessuno che abbia interessi economici in termini di rapporti con l’Uefa dovrebbe far parte del suo esecutivo". Secondo Maduro, infatti, le azioni dell’Uefa hanno "creato sospetti" e il Psg "sembra operare secondo un diverso insieme di regole rispetto agli altri club". Il riferimento è al caso della violazione del fair play finanziario da parte del Psg nel 2018, che ebbe un esito favorevole al club francese, definito "incredibile" da Maduro.
Alex Phillips, conclude, con un retroscena importante, rivelando di aver provato a impedire l’elezione di Al Khelaifi nell’esecutivo Uefa: "Hai un articolo sul conflitto di interessi negli statuti, usalo", avrebbe detto. Ma ceferin avrebbe risposto, glissando, e facendo riferimento al fatto che Al Khelaifi, è uno stretto confidente e occasionale compagno di tennis del sovrano del Qatar. Non esattemente un paese europeo, chissa quindi cosa ne penserà la Corte di Giustizia quando dovrà giudicare l’operato del’Uefa a novembre.