Lo scivolone di Ceferin e Tebas

Il calcio è un gioco e la guerra è una cosa seria, un dramma che coinvolge la vita di tante persone e molte le fa morire. Sentire o leggere parole molto brutte, acquisite dal conflitto e utilizzate come frasi a effetto strumentalizzando ciò che sta accadendo, rappresenta senz’altro il punto più basso mai raggiunto dal calcio europeo.

Qualcuno, non importa chi, non importa il suo nome anzi non vorremmo neanche saperlo, ha sostenuto che Andrea Agnelli è peggio di Putin: un alto dirigente di uno dei principali tornei continentali, quegli stessi che predicano il fair play, si battono contro il razzismo e ogni tipo di discriminazione. Una battuta del genere, che non fa ridere e palesa la pochezza di chi l’ha pronunciata, suonerebbe storta persino in bocca al più estremista degli ultrà.

Cosa può aver provocato una reazione così scomposta se non la solita questione della Superlega? Ben lungi dall’essere risolta, si riproporrà periodicamente fin quando il governo del calcio non sarà costretto ad ammettere che certi meccanismi non sono eterni e che laddove molte regole sul campo sono cambiate, altre dovranno affrontare lo spirito dei tempi.

In molti ambiti della nostra vita, la scuola, il lavoro, e del nostro divertimento, il cinema su tutti, la pandemia ha rivoluzionato le vecchie regole. Bisogna prendere atto che se le sale sono deserte, si continuano a produrre ottimi film per altri circuiti: il cinema non è morto, è solo cambiato. Quando, con la prossima stagione, gli stadi saranno di nuovo al 100 % e le società potranno ripristinare gli abbonamenti, siamo davvero sicuri che in tanti saranno disposti a spendere tanti soldi per partite non sempre così interessanti? Chi studia il mercato si sarà reso conto che sono soprattutto i giovani i meno coinvolti da questo tipo di calcio vecchio e prevedibile?

Il conflitto è al momento tra un organo conservatore, poco permeabile alle novità, comandato da un grand commis totalitario e alcune società che guardano in avanti, si prendono dei rischi, studiano progetti di gran lunga perfettibili ma sulla strada giusta. Frasi del genere, in bocca al presidente dell’Uefa e al presidente della Liga, non ne avevo mai sentite, questo il vero scandalo, non cercare di riformare il calcio europeo. Ne conosco di persone niente affatto d’accordo con la Superlega, ma il parallelo con Putin è espressione di una mentalità aberrante, estranea a più parte degli sportivi.

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