Chi gli è stato vicino sino all’ultimo, racconta come l’immagine pubblicata in questa pagina fosse particolarmente cara a David Sassoli, fiorentino, tifoso della Fiorentina nato nel ‘56, l’anno del primo scudetto viola. Quel giorno dell’ottobre 2019, ricevette la maglia n.1 da Joe Barone durante la cerimonia presieduta dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, per la consegna delle chiavi di Firenze all’illustre concittadino. In morte di David, il mondo s’inchina al galantuomo, al politico di fortissima fede europeista, al giornalista televisivo molto amato dal pubblico per l’eccellente professionalità e lo stile sobrio, essenziale, lo stesso che ne ha scandito la vita sino all’ultimo. La scomparsa di Sassoli ha suscitato un cordoglio profondo, sincero, un lutto popolare transnazionale. Anche il calcio è riconoscente all’ex giocatore dilettante che portava la numero 10: lo testimoniano i messaggi di Ceferin e Infantino. Significative le parole del primo: «Rendo omaggio a un vero tifoso di calcio, campione della democrazia europea e campione dei valori, che ha operato per il bene del calcio europeo. David era entusiasta ogni volta che parlavamo di calcio e del potere che ha per combattere le disuguaglianze e portare beneficio ai cittadini e alle comunità in tutta Europa. Siamo stati onorati di lavorare con lui».
Il pensiero corre all’aprile 2021: la notte del football aveva appena partorito l’obbrobrio Superlega. Dodici società (fra cui la Juve, tuttora superstite con Barça e Real; Inter e Milan, che poi si sfilarono) volevano aprire il club dei riccastri per giocare sempre fra loro, permettendosi l’eccezione di cinque squadre a invito. Un oltraggio ai valori dello sport, alla meritocrazia del campo. La reazione di Sassoli fu lapidaria: «Dobbiamo difendere il modello di sport europeo. Sono contrario al fatto che il calcio diventi appannaggio di pochi ricchi, lo sport deve essere per tutti». Il prestigioso tifoso della Viola gettò sulla ribalta tutto il peso della sua autorevolezza e della carica ai vertici delle istituzioni dell’Unione e si ritrovò subito in eccellente compagnia. A cominciare da Boris Johnson che indusse i sei club della Premier a fare subito retromarcia. In linea con Sassoli, tagliò corto con parole analoghe Draghi che ieri ha definito Sassoli «un italiano protagonista al servizio dell’Europa; simbolo di equilibrio, umanità e generosità». David era proprio questo.