Sale l'attesa per Il Divin Codino, il film su Roberto Baggio che andrà in onda su Netflix dal prossimo 26 maggio. L'ex calciatore all'evento di presentazione del docufilm, prodotto da Netflix, ha commentato: "L'attesa del film è emozionante, non succede spesso. Tante tensioni e tante domande. Io non volevo fare il film perchè alla dine dicevo cosa vuoi che interessi alla gente della mia storia. Grazie alla spinta del mio manager e di mia moglie l'ho fatto. Ero prigioniero della mia timidezza e mi sentivo inutile per una cosa così grande. Pensi sempre che le storie degli altri abbiano più valore. Per fortuna vivo una vita molto semplice fatta di piccole cose ed è la mia natura che mi porta a questo. Oggi se uno prende le cose troppo sul serio finisce male. È un fatto di protezione che uso quello di starmene un pò tranquillo. Ho pianto come un bambino sentendo la canzone di Diodato perchè sono quelle cose che ti toccano profondamente. Ha scritto una poesia".
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Baggio riavvolge il nastro
Quella di Baggio è stata una carriera straordinaria, fatta di tappe e piazze diverse, nelle quali però ha lasciato un ricordo indelebile. Riavvolgendo il nastro rivela: "Non ho idea dei vetri rotti nell'officina di mio padre. Quando provavo le punizioni ogni tanto li spaccavo e il problema era recuperare la palla prima che lui me la prendesse. C'è stato un momento quando mi sono rotto il ginocchio la seconda volta a 35 anni in cui ho pensato di ritirarmi. Il mio sogno era quello di andare ai Mondiali in Corea e Giappone nel 2002. Quando ho subito quell'incidente ho detto è meglio chiudere qua perchè mancavano pochi mesi e mi ero veramente abbattuto. Poi passa la rabbia e quando hai delle persone che ti sanno consigliare intorno cambi la tua visione e torna la voglia di rimettersi in gioco per tornare a sognare ancora. La parte spirituale credo che sia fondamentale in ogni situazione. Spesso quando succedono queste sofferenze uno spera che arrivi qualcosa da fuori. Il buddhismo mi ha insegnato che tutto proviene da un cambio di attegiamento. La mia famiglia è stata un'altra grande fortuna della mia vita".
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Baggio su Mazzone
"Ho lasciato sempre libera scelta ai miei figli. Quando li obblighiamo a fare qualcosa che piace a noi inevitabilmente fanno l'opposto. Loro giocano e si divertono ma hanno anche altre passioni. Quando vado in giro per la mia città uso la Panda. Andrea Arcangeli è stato un professionista incredibile. Mi interpretava al 100% in tutto. Abbiamo parlato diverse volte ma io gli ho sempre detto di stare tranquillo. Credo che poi le responsabilità non fanno bene a nessuno, alla gente bisogna regalare fiducia. Sono legato a Mazzone perchè è stata una persona importante che mi ha recuperato in un momento nel quale non trovavo squadra e si è formato un legame sincero e spontaneo. È stato come un secondo padre. La gente che viene allo stadio è la parte più sincera del calcio e per questo ho sempre avuto un grande rispetto".