LONDRA (Regno Unito) - Un talento immenso da 103 gol in Serie A, 248 in carriera tra club e nazionale, quattro volte calciatore rumeno dell'anno e Guerin d'oro 2007: Adrian Mutu è stato uno dei personaggi simbolo della prima decade degli anni 2000 nel massimo campionato italiano, protagonista con le maglie di Inter, Verona, Parma, Juventus, Fiorentina e Cesena. Tra l'avventura emiliana e quella piemontese con la maglia bianconera, però, la breve esperienza al Chelsea segnò uno spartiacque nella carriera del "Diamante" di Calinesti: dopo una prima stagione di ambientamento, quella del 2003-2004 con Ranieri in panchina, l'arrivo di Mourinho coincise con una serie di spiacevoli vicissitudini personali, tra le quali spicca la squalifica per positività alla cocaina. Il quotidiano spagnolo As ne ripercorre le tappe.
Mutu e il "conflitto" con Mourinho
"Sono in conflitto con Mourinho, che mi ha proibito di andare in nazionale e ha detto che sono infortunato. Non è vero. Sono al top della forma da cinque giorni e lui lo sa. Non mi dispiace essere sanzionato. Voglio che il mondo intero sappia che la nazionale è la cosa più importante per me. Ho detto a Mourinho che ero in buona forma. Non era d'accordo e mi ha mostrato un pezzo di carta dell'ente medico che lo diceva. Non lo ero. Ma so di essere in buona forma". Così parlava Adrian Mutu nel 2004, che rincarò la dose di lì a breve ("Mi aveva promesso che avrei giocato in prima squadra per alcune partite, tuttavia non sono mai stato in squadra e non so perché: probabilmente l'unica soluzione, anche se non è quella che voglio, è trovarmi una nuova squadra"), scatenando l'ironia dello Special One: "Si è infortunato in casa o in panchina?".
Mutu e il contenzioso col Chelsea
Il botta e risposta con Mourinho, sospettoso circa la vita extracalcistica di Mutu, coincise con un controllo antidoping a sorpresa e l'esito non lasciò spazio ad alcun dubbio: positivo alla cocaina. Era il settembre del 2004 e, a distanza di un mese, arrivarono una squalifica di 7 mesi e il licenziamento in tronco da parte dal Chelsea. Moggi, all'epoca dg della Juventus, fiutò l'affare e lo tesserò a parametro zero (via Livorno, eludendo la regola degli extracomunitari ingaggiati da un campionato estero), dando vita ad un lungo contenzioso coi Blues, che pretendevano il pagamento di un indennizzo.