Secondo le indiscrezioni raccolte negli ambienti della Procura federale, gli autori dei buu razzisti contro Mario Balotelli sarebbero stati 15-20. Se così fosse, sarebbe auspicabile che i suddetti venissero identificati e sbattuti fuori da tutti gli stadi del Belpaese. Anche perché è ora di piantarla con le geremiadi del giorno dopo o alle dichiarazioni di circostanza improntate a minimizzare, ridimensionare, sminuire la portata di episodi indecenti come quello di cui è stato teatro il Bentegodi, domenica 3 novembre 2019. Luca Cordero di Montezemolo la pensa come Tuttosport e non le ha mandate a dire, ieri pomeriggio, intervenendo alla trasmissone «La politica nel pallone», condotta da Emilio Mancuso e in onda su Gr Rai Parlamento. Ho dialogato con lui, assieme a Umberto Zapelloni e allo stesso Mancuso, parlando di lotta al razzismo, Ferrari, Juventus, Milano Cortina 2026. L’ex presidente di Maranello è sempre stato un ambasciatore del Made in Italy nel mondo: qual è stata la sua reazione agli insulti a Balotelli?
«Il razzismo è una cosa umiliante, che ti fa rabbrividire. Però, adesso basta con le sole condanne verbali, per quanto nette e chiare siano: credo che questo cancro vada estirpato con interventi coraggiosi, veri ed urgenti che penalizzino anche la società». E ancora: «Ciò che sta avvenendo va contro lo sport e, soprattutto, contro la storia civile di un Paese come il nostro. Basta con le parole, adesso bisogna passare ai fatti. Sabato, all’Olimpico, in occasione di Roma-Napoli, Rocchi ha avuto coraggio e in campo ha mostrato leadership. Un atteggiamento che merita di essere elogiato. Però non è più sufficiente: ho assistito per anni a riunioni, tavole rotonde e summit sulla violenza negli stadi. Ora bisogna farla finita, saranno i tifosi corretti a far sì che certe cose non avvengano, altrimenti comporteranno penalizzazioni per la propria squadra».
Dai fatti di Verona al campionato, al giudizio sulla Juve capolista e sul duello tricolore ingaggiato con l’Inter. Noblesse oblige, all’indomani del sesto titolo mondiale di Hamilton, Montezemolo ricorre alla metafora automobilistica: «La Juventus? Mi sembra di parlare della Mercedes: passano gli anni, gli allenatori e i giocatori ma resta la squadra da battere, fortissima. Pare che quest’anno faccia un po’ di fatica a segnare, ma parliamo di sottigliezze, visto che vince sempre. Si vede che la squadra ha dietro di sè una societa’ forte, che sa gestire tutte le situazioni. E se ogni tanto, all’interno, maturano discussioni, problemi o divergenze di opinione, la Juve riesce a tenerle ben chiuse in casa, dando sempre l’idea di compattezza». E l’Inter? «Non entusiasma per la qualità del gioco, ma è forte, ha sostanza e non molla: se continua con questo ritmo, sarà un avversario duro per una Juve che però non si ferma mai». Battuta anche sul Var: «Sono molto fa vorevole, sempre che non diventi l’arbitro in campo». Finale su Hamilton: «E’ un grandissimo e la sua vittoria farà un grande piacere al mio amico Niki Lauda, che da lassuù sara’ molto soddisfatto: è stato lui a fare di tutto per portarlo in Mercedes. Sei titoli mondiali lo portano nella leggenda della F1, con Fangio, Lauda, Schumacher, Senna, Clark, Stewart. Avrei voluto averlo con me in squadra». E la Ferrari? Da diversi anni, a 3-4 gare dalla fine non è mai in corsa per il successo. Vederla lottare sino all’ultima gara sarebbe la cosa più importante. C’è una squadra che fa dei buoni risultati, ma domenica mi sono meravigliato vedendo una macchina così lenta nei lunghi rettilinei. Io ho sempre puntato su un pilota per la classifica e un altro che conquistasse punti per il mondiale costruttori. Cito Irvine, Barrichello e Massa. Credo che uno dei problemi di quest’anno sia stato con i due piloti. Leclerc è velocissimo ed è andato oltre alle aspettative: ha smesso di parlare un po’ troppo alla radio, ma bisogna farlo crescere gradatamente. E’ un bel dilemma, con pro e contro. La Ferrari e’ stata la cosa più importante della mia vita, ma e’ un discorso chiuso. La seguo con trepidazione, però è una ferita ancora aperta». Chiosa secca su Milano Cortina 2026: è ipotizzabile un suo ruolo nel comitato organizzatore? «No, ho già dato».