E’ acceso il dibattito sulla possibilità di creare questa nuova super Champions, riservata alle grandi d’Europa. Un campionato dedicato in pratica alle squadre più forti, ai club tradizionalmente più importanti, con la possibilità di monetizzare al massimo l’evento. Soprattutto dal punto di vista dei diritti televisivi, perché è difficile pensare a esodi di massa per spostarsi continuamente dall’Italia a Barcellona, a Parigi, a Mosca. Uno stipendio probabilmente non basterebbe per continuare a seguire il calcio. E dunque ogni partita sarebbe riservata, o quasi, al pubblico di casa. Ma - e già questo non è poco - il problema non finisce qui. Il problema, come dice giustamente il presidente Cairo, è che improvvisamente verrebbe a mancare, a perdersi, la vera, autentica, essenza del pallone. Di uno sport in cui contano sicuramente i soldi - i fatturati, come direbbe Sarri - ma che fonda la sua popolarità nella proverbiale sfida tra i più ricchi e i meno ricchi, nella consapevolezza, o almeno nella speranza, che in ogni partita possa vincere il più bravo e non sempre e soltanto il più forte.
Quanti pronostici, quante schedine, saltano ogni volta per il risultato imprevedibile? E’ questo che da sempre ha decretato la fortuna del calcio, insieme alla formidabile attrazione che le grandi hanno esercitato e continuano ad esercitare nel circuito nazionale. La Juve, l’Inter, il Milan che giocano in provincia, riempiono gli stadi e creano tra l’altro un processo - formidabile - di fidelizzazione. Sarebbe così anche se riservassero le energie migliori, e di conseguenza i migliori giocatori, per il campionato d’Europa, magari affrontando la sfida nazionale con eccellenti riserve?
Insomma - anche se ill dibattito è acceso - la sensazione è che una super Champions finirebbe per contraddire lo spirito stesso del pallone, facendo venire meno anche quella naturale aspirazione di raggiungere i massimi palcoscenici esclusivamente con le proprie forze. Come successe al Chievo, capace di approdare addirittura ai preliminari della Coppa più importante. Oppure, ed è attualissimo, basta prendere l’esempio di questa splendida Atalanta, che si trova a tre giornate in piena corsa per andare in Champions. Per la soddisfazione dei tifosi, che hanno rappresentato un autentico motore dell’impresa. Di Gasperini, che attraverso il suo lavoro sta concretizzando una possibilità fantastica di andare in giro per i grandi stadi d’Europa. Di Zapata, di Gomez, di Ilicic, di tutti gli altri, che con i loro sacrifici si stanno guadagnando questa chance. Far sapere a Gasperini, per rendere l’idea, che per andare in Champions bisogna soltanto allenare i grandissimi club, e non costruirsi la fortuna con il proprio sacrificio e le proprie idee, rafforzerebbe la forza e la popolarità di questo sport? Il dubbio è forte e sarebbe il caso di pensarci bene.