Senza particolari sorprese, la rivista France Football ha eletto Didier Deschamps, il ct della nazionale campione del mondo, miglior tecnico transalpino dell'anno. Il voto, determinato dai voti degli allenatori premiati in passato, ha già ottenuto il premio FIFA e il Globe Soccer Awards assegnato a Dubai. Deschamps succede a Zinedine Zidane, anche lui in nomination dopo essere diventato il primo allenatore a vincere la Champions League per tre anni di fila prima di lasciare il Real Madrid.
NELLA STORIA AL MONDIALE - Il riconoscimento è il risultato dello storico trionfo ai Mondiali di Russia, che l'hanno reso il terzo nella storia ad aver alzato la Coppa del Mondo sia da giocatore sia da allenatore dopo Mario Zagallo e Franz Beckenbauer.
Ha costruito una nazionale equilibrata, che ha completato il percorso mondiale senza sconfitte, con 6 vittorie e un pareggio, 14 gol fatti e 6 subiti. A costo di lasciar fuori nomi importanti come Karim Benzema, Alexandre Lacazette o Adrian Rabiot, ormai in rottura radicale con il Paris Saint-Germain, Deschamps si è fidato delle sue idee e dei suoi uomini. Ha affidato la squadra a due leader giovani, il “Piccolo Diavolo” Antoine Griezmann e Paul Pogba, playmaker insieme classico e moderno. E si è goduto l'esplosione del miglior giovane del torneo, il disarmante Kylian Mbappé.
UN VINCENTE NATO - Deschamps è il trait-d'union fra la generazione “Bleu, blanc et beur”, la nazionale multi-etnica con cui trionfò a Parigi da giocatore nel 1998, e quella attuale. È il volto di una Francia sempre più rispettata nel mondo del calcio. Il titolo mondiale e i riconoscimenti che ne stanno derivando premiano un tecnico fiero e sicuro delle sue posizioni e delle sue decisioni. Una figura complessa, di origine basca, spesso impenetrabile. «Ci sono gli uomini che vogliono semplicemente raggiungere un obiettivo - diceva Bernard Tapie, l'ex presidente dell'Olympique Marsiglia - quelli che lo vogliono veramente e quelli che lo vogliono assolutamente, come lui». Sono i campioni affetti da quello che chiamava «il virus della vittoria».
LIBERO E FELICE - Ha creato equilibrio, ha ridato dignità e orgoglio al ruolo di ct della nazionale, che sembrava uno dei mestieri più ingrati in Francia nel 2010 quando l'allora ct Raymond Domenech lesse una lettera che sapeva di resa di fronte alle telecamere dopo l'esclusione dal ritiro di Anelka al Mondiale in Sudafrica e il successivo ammutinamento della squadra.
“Non ho un piano per la mia carriera” ha detto a France Football. “Non ho un piano per la mia carriera. Non ne ho mai avuto uno. Sono soddisfatto di quello che sto facendo ora. Grazie alla mia prima vita da giocatore che mi ha dato una forma di libertà, so che la mia prossima vita sarà sempre bella".