NBA, trionfo Boston Celtics: il nuovo capitolo della storia più vincente

È il loro 18° titolo, ma a distanza di 16 anni dall’ultimo. La squadra ha comandato per tutta la stagione
NBA, trionfo Boston Celtics: il nuovo capitolo della storia più vincente© EPA

Una partita senza storia in una finale con poca storia. Boston torna lassù, in cima alla storia Nba laddove era stata dagli Anni 60 fino all’aggancio operato dai Lakers. Un trionfo annunciato da una stagione vissuta al comando della lega (64 vinte e 18 perse nella regular season, 80-21 totali con i playoff), attraverso un attacco che metteva assieme i migliori numeri della storia, appunto. E una difesa top che ha deciso, letteralmente, la serie contro Dallas, chiusa sul 4-1 soltanto perché in gara-4 i Celtics hanno mandato in campo le copie sbiadite di se stessi. Ma gara-5 al TD Garden, presente l’Mvp dell’ultimo trionfo, Paul Pierce, è stata l’ennesima dimostrazione di forza di una squadra che dopo stagioni di inseguimento, sempre al vertice, ha trovato i tasselli mancanti.

È Jaylen Brown l'Mvp delle Finals

Su tutti il playmaker Jrue Holiday, già protagonista nel titolo dei Milwaukee Bucks, la guardia Derrick White - arrivato nel febbraio 2022 per ritagliarsi un ruolo via via più centrale - finendo con Kristaps Porzingis, preso nel giugno 2023 e talmente inserito nel contesto del Boston pride da rientrare per gara-5 nonostante il raro (ed ennesimo nel suo caso) infortunio alla gamba destra, non quella che l’aveva costretto a restare fuori quasi tutta la primavera. Il lettone ora dovrà subire un’operazione e restare fuori un po’ di mesi: "Ma quando sono arrivato qui l’unico obiettivo era il titolo Nba. Ne è valsa la pena". Banchi dunque non lo avrà al Preolimpico. Così i Boston Celtics di Stephen Pagliuca - che aveva già esultato in stagione per l’Atalanta e nella notte era in campo a sollevare il Larry O’Brien Trophy - salgono a 18 trofei, o stendardi appesi al TD Garden se volete. Uno in più dei Lakers. E Magic Johnson non l’ha presa benissimo sui social.

Un titolo strameritato, di squadra, come evidenziato dal fatto che il miglior giocatore della squadra si sia prestato a giocare con il gruppo, viste anche le percentuali al tiro. Così l’Mvp delle Finals non è stato Jayson Tatum, bensì Jaylen Brown. Ma proprio Tatum ha siglato e sigillato il 106-88 di gara-, in cui Boston è stata avanti anche di 16, attraverso una prestazione da 31 punti e11 assist. Sedici anni esatti dopo l’anything is possible di Kevin Garnett, Tatum ha potuto urlare “we did it”, prima di andare ad abbracciare il figlio Deuce. Brown ha chiuso con 21 punti tirando maluccio (7-23), ma per tutta la serie ha difeso su Luka Doncic e nelle prime gare è stato il grimaldello dei Celtics. E Brown porta nel trofeo la sua unicità di personaggio che può essere d’esempio per i ragazzi. Studente modello, non ha mai rinunciato alle passioni come gli scacchi e all’impegno nel sociale.

Brown il nuovo emblema di Boston

Figlio di Marselles, pugile gigantesco (è 2,10), Jaylen è di fatto un genio che oltre agli studi a Berkley impiegava il tempo libero per imparare l’inglese e l’arabo. Nel 2019, a soli 22 anni, è stato invitato da Berkley, Harvard nientemeno e dal Mit a tenere dei discorsi sull’importanza dell’istruzione. Nel sociale è protagonista delle iniziativa di Nba Cares, ha una sua fondazione, la 7uice Foundation che opera contro il razzismo, la discriminazione delle comunità afroamericane. Si è convertito all’Islam ed è vicepresidente dell’associazione giocatori Nba. E sostiene “Raise di Age”, la campagna che si batte per alzare a 20 anni l’età di ingresso nei carceri. Ha firmato nell’estate 2023 un contratto da 304 milioni di dollari in 5 anni dopo aver a lungo tentennato pubblicamente sulla permanenza a Boston.

E prima del premio di Mvp delle Finals aveva già vinto quello delle finali della Eastern Conference. È lui ora l’emblema di Boston, dopo il 4-1 su Miami, 4-1 a Cleveland, il 4-0 a Indiana e il 4-1 ai Mavs. Ma questo è il titolo di tutti, di coach Joe Mazzulla, chiamato quando Boston non confermò Udoka per una relazione con un’impiegata. Del lungo veterano Al Horford, già bi-campione al college, è arrivato all’anello a 38 anni, dei tanti giocatori di ruolo che entrano e sanno cosa fare (Pritchard, Hauser, per dire). è soprattutto la vittoria del sistema Brad Stevens, coach di successo a Butler, poi dal college ai Celtics ad appena 36 anni e ritiratosi a fine 2021 per assumere la carica di gm. La Nba ha una nuova regina ogni stagione da ormai sei anni. Ma i Celtics ci riproveranno.

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