Il capitano è tornato, come sempre. L’estate azzurra n. 20 in azzurro per Gigi Datome, che ha appena superato le 300 presenze, giovanili comprese.
Datome, le sue impressioni su questa Nazionale lanciata verso il futuro e con il nuovo ct
«Per me c’è il consueto piacere di passare l’estate in azzurro in un gruppo unito: i problemi sono quelli soliti: essere sotto-taglia in diverse posizioni e cercheremo di colmarli giocando in modo atipico. Intorno vedo solo felicità per essere in Nazionale».
Pozzecco allenatore lo aveva avuto come vice a Milano.
«Ma da ct è tutto diverso. Poz capisce i giocatori e me l’aspettavo. Così come la sua comprensione del gioco. Non è automatico invece che un giocatore molto carismatico sia altrettanto da allenatore. Pozzecco ci riesce. E ha un grande senso di responsabilità, si comporta di conseguenza e questo toglie un bel po’ di pressione alla squadra».
Ma avete perso Gallinari, spesso sfortunato in Nazionale.
«E a me spiace soprattutto per lui. Un Europeo non è che aggiungesse nulla alla sua carriera, ma Danilo ci teneva tantissimo, per di più in casa. Ci viene a mancare un giocatore di riferimento, s’è visto quanto sposti gli equilibri. Ognuno di noi dovrà dare qualcosa in più».
Resta il problema, da lei già sollevato in passato del calendario intasato e delle finestre per le Nazionali.
«Partite di preparazione a un Europeo ci sono sempre, ma una qualificazione mondiale si gioca con altro spirito, energia. Capisco le ragioni, ovverosia avere i migliori, ma non mi sembra la migliore soluzione».
Tornare alla Nazionale solo in estate?
«Mi ero già espresso in passato. Capisco le esigenze delle nazionali e quelle delle federazioni. Ma ribadisco l’invito a sedersi tutti intorno a un tavolo per trovare una soluzione. Un’attività solo estiva, porterebbe anche a un migliore spettacolo».
Fontecchio ce la farà nella Nba?
«Simone dimostra di essere un giocatore di livello assoluto. Da quel poco che ho vissuto e capito, nella Nba dipende però anche da dove finisci e dalle opportunità. Vedere un italiano giocare a quel livello mi spinge a tifare ancora di più».
Nel 2019 Fontecchio non era ai Mondiali, com’è possibile questo salto di qualità?
«È stato bravo l’agente Comellini - che è anche il mio - a trovare una soluzione in Eurolega in cui Simone fosse protagonista al livello a lui adatto all’epoca. L’Alba Berlino. E lui bravo a rispondere».
Da chitarrista di Patti Smith al Castello Sforzesco, la canzone per questa Nazionale?
«Dopo l’infortunio del Gallo è Don’t stop believin’. Vorrei ribadire che quella sera è stata speciale, una delle più belle della mia vita. Il basket per me è stato diverso, se raggiungo un risultato è dopo un grande lavoro. Lì mi sono ritrovato senza alcun motivo, solo grazie all’amicizia con la figlia di Patti Smith anche per questioni legate all’impegno civile. Un’emozione incredibile».
Com’è il mondo visto da un palco?
«Nel basket il pubblico si accende in certi momenti, in un concerto e in particolare per People have the power, il pubblico ha partecipato per tutti quei 4-5 minuti. Una carica emotiva incredibile».
Ettore Messina ha detto che forse questa è la sua migliore Olimpia. Cosa si aspetta lei dalla stagione?
«Intanto mi piace molto com’è stata costruita la squadra e mi sono complimentato con Messina e Stavropoulos perché hanno centrato sempre l’obiettivo n. 1 in ogni settore in cui volevano cambiare. Mi aspetto di puntare a vincere in ogni competizione, che in Eurolega ce la si possa giocare con tutti come nelle ultime stagioni. Poi sappiamo che il risultato dipenderà dalla condizione nel momento chiave».
Lei sta per girare la boa dei 35 anni: pensa al dopo?
«Un po’ di più e però mettendomi ancora più dubbi in testa. Dopodiché sono fatalista, giocherò fino a quando mi divertirò e fisicamente ce la farò. Poi vedremo, sono convinto che troverò una strada. Nel basket? Non allenatore, perché si è ancora più dedicati, finito l’allenamento o la partita la testa resta lì. Però ho visto e vissuto talmente tanto basket di alto livello e in posti diversi che credo di poter dare un contributo con la mia esperienza».
Ci spiega come si fa piacere a tutti?
«Non penso di piacere a tutti, però penso di aver sempre dato tutto in campo e di aver coltivato altri interessi, letture, musica, arte. Mourinho ha detto una cosa importante che condivido: se uno sa solo di calcio, non sa niente di calcio. È così per il basket. Per tutto».
Cos’ha letto per l’Europeo?
«Un classico che non avevo mai letto: Orgoglio e pregiudizio. E poi consiglio davvero a tutti “Quando tutto è detto”, di Anne Griffin».
Dove può arrivare questa Italia?
«Per quanto fatto in passato dobbiamo puntare al passaggio del turno e poi giocarcela con tutti. Provarci. Magari la fortuna che non ci ha mai considerati, si ricorderà di noi».