Seeyousound: anche i Blur a Torino!

Dal 21 al 28 febbraio lo straordinario festival di cinema e musica, giunto all’11ª edizione. 65 film, 15 concerti, mille eventi
Seeyousound: anche i Blur a Torino!© Redazione

Incredibilmente, coraggiosamente, ostinatamente, appassionatamente, tra meno di un mese (da venerdì 21 a venerdì 28 febbraio) sui grandi schermi del Cinema Massimo a Torino ritorna più vitale che mai Seeyousound: non solo l’unico festival di cinema & musica in Italia, ma anche il festival più cool del capoluogo sabaudo (che di festival rilevanti sul piano artistico e culturale ne ha tanti, eh). Con un budget risibile – 115 mila euro globali, di cui il 7 per cento (sic) coperto da sponsor certo benemeriti e indispensabili ma di sicuro non granché munifici – ci sarà la possibilità di assistere a un’abbuffata (65 titoli) di film, documentari, biopic, videoclip, corti a base musicale di ogni sorta e genere, spaziando dal rock’n’roll all’elettronica, dal pop (brit e non) alla classica, dal jazz al punk alla canzone d’autore. Fino alla fotografia d’autore, stante la proiezione – presente in sala il protagonista - di “Guido Harari: Sguardi Randagi” dedicato al grande ritrattista di Alba (nativo del Cairo) che ha esaltato attraverso l’obiettivo della sua reflex soggetti quali Springsteen e Baglioni, Tom Waits e Kate Bush, De André e il suo amico Lou Reed.

 

Inutile qui proporre sinossi e curiosità di tutte le opere in concorso (seeyousound.org e trovate tutto quello che vi pare, a partire dai biglietti già in vendita). Ma non si può non citare l’anteprima italiana dell’attesissimo documentario “Blur: To the End” del produttore e regista inglese Toby L incentrato sulla celeberrima band di Damon Albarn e Graham Coxon che con gli Oasis ha portato ai vertici mondiali il brit pop e “Born to be wild – The story of Steppenwolf” diretto da Oliver Schwehm (anch’egli ospite) che ci racconterà l’universo psichedelico della cult band resa immortale dal film Easy Rider, tra una motocicletta e un trip. Sicuramente imperdibile anche “Going underground” (di Lisa Bosi) incentrato sulla storica band new wave italiana dei Gaznevada, mito della scena bolognese Anni 70, tra Ramones e Radio Alice, Tondelli e Pazienza; i componenti Ciro Pagano e Marco Bongiovanni saranno chiamati giovedì 27 ad animare con Johnson fu Righeira una serata/notte con un live/dj set che ha già spopolato a Berlino e promette di far ballare fino all’alba al Capodoglio, locale dei Murazzi in riva al Po. E poi film sui Mogwai, gruppo clamoroso di Glasgow, appena tornato in pista col disco “The bad fire”. Sulla scena rap italiana degli Anni 80 e 90 (“Booliron – Hip hop in Riviera”) tra breakdance e skate, posse e graffiti. Su una figura fondamentale ma completamente dimenticata del rock americano quale Garland Jeffreys (“The King of In Between”, per la rassegna Rising Sound). Sul fenomenale jazzista Erroll Garner detto il “pianista dalle mille dita”; sulla leggendaria, seducente storia del brano “My way”, reso immortale da Frank Sinatra ma interpretato da mille altri fuoriclasse della musica, da Tom Jones a Sid Vicious, da Nina Simone a Pavarotti (abbinato alla proiezione, un concerto dei Bluebeaters).

 

I concerti appunto – ben 15 in cartellone - e gli eventi/serate/party musicali più o meno danzerecci rappresenteranno, come sempre, un’appendice godereccia di Seeyousound tutta da scoprire e da vivere, nella Torino by night ma anche di giorno. Come gli ospiti di riguardo, tra cui anche Shel Shapiro (Rokes) e Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus, qui però a rievocare i suoi Carnival of Fools). Come sempre e come prima, anzi più di prima, sarà il pubblico di appassionati – soprattutto giovani – a riempire le sale alimentando e sostenendo un festival che meriterebbe ben altro supporto concreto da parte delle istituzioni (il Comune di Torino patrocina ma non finanzia, per dire; in quanto a fondi ministeriali, merce non pervenuta e vieppiù destinata a tagli sul fronte cultura). Che ogni anno - siamo all’undicesima edizione - si ritrova con i suoi curatori (in testa il direttore artistico Carlo Griseri e il suo vice Alessandro Battaglini) e collaboratori/volontari rassegnati a non farcela più a organizzare quello dell’anno successivo, autofinanziandosi per imbucarsi tra un festival e l’altro, ma poi alla fine sempre qui. Incredibilmente, coraggiosamente, ostinatamente, appassionatamente.

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