BERGAMO - Nella notte fra giovedì 24 e venerdì 25 giugno, si è spento Gian Gavino Sulas. Aveva 77 anni. Giornalista di straordinario valore, autentico cacciatore di scoop, già capo della redazione bergamasca della Notte, poi inviato di punta di Oggi, popolare opinionista di Quarto Grado, la trasmissione di Gianluigi Nuzzi in onda sulle reti Mediaset, Sulas lascia la moglie Anna e i figli Roberta e Marco. I suoi funerali verranno celebrati lunedì 28 giugno, alle 15, nella chiesa di Sant’Alessandro della Croce, in via Pignolo, a Bergamo.
Quando ancora nel giornalismo non proliferavano i campioni del copia e incolla, i somari convinti che anacoluto sia un portiere portoghese e sinossi un bomber greco, si diceva che il valore di un cronista si misurasse da quanto fossero consumate le sue suole. Gian Gavino Sulas a Bergamo ha fatto la fortuna dei negozi di scarpe. L’ho incontrato quando avevo 19 anni: io praticante, lui capo della redazione della Notte, mitologico giornale del pomeriggio diretto da Livio Caputo, un altro Grande che se n’è appena andato. Per chi voleva imparare questo mestiere, andare a scuola da Sulas era come fare il liceo, l’università e il master. Egli era un autentico fuoriclasse della notizia: qualunque fosse la materia, arrivava sistematicamente prima.
Nello sport, scrivendo dell’Atalanta che seguì anche in C e della cui epopea è stato testimone narrante, da Achille e Cesare Bortolotti a Ivan Ruggeri, ad Antonio e Luca Percassi; dell’amatissimo Milan che lo fece impazzire la notte del Camp Nou e del 4-0 alla Steaua, al pari dei 90 mila rossoneri in delirio (lo confermo perché c’ero: dividemmo anche una stanza d’albergo perché a Barcellona non c’era più posto manco per uno spillo). E poi la cronaca: bianca, nera, giudiziaria; gli anni di piombo che insanguinarono Bergamo, i casi più eclatanti che, divenuto inviato di punta di Oggi e poi opinionista del Quarto Grado di Gianluigi Nuzzi, l’hanno reso popolare al grande pubblico televisivo.
Sulas, nato a Bergamo, figlio di un alto ufficiale dell’Esercito, ma sardo sino al midollo, orgoglioso e fiero come i sardi e i bergamaschi sanno essere. Il tumore non gli ha lasciato scampo. Per via del Covid, era possibile solo telefonargli. Ci eravamo sentiti nei giorni scorsi: mezz’ora al telefono, a parlare di tutto e di quanto lo facesse star male quel maledetto Nemico che aveva dentro di sè. Ma, fino alla fine, l’ha affrontato così come ha vissuto: a testa alta. Sant’Agostino sostiene sia passato nella stanza accanto. Scommetto stia già scrivendo un pezzo. Quando hai finito, mandami un whatsapp, Gian Gavino. Sarà sicuramente tutto da leggere. Come sempre.