La storia di Ariedo Braida, prolifico bomber ed illuminato dirigente

Il 21 aprile 1946, a Precenicco, nasce uno dei fautori del grande Milan degli anni Novanta: in precedenza aveva messo a segno anche 14 reti in Serie A. Nello stesso giorno, a San Vittore, una rivolta dei carcerati costa la vita a un agente di custodia
La storia di Ariedo Braida, prolifico bomber ed illuminato dirigente© Massimiliano Vitez/Ag. Aldo Liverani

La sua carriera da calciatore è stata invidiabile: 79 presenze in Serie A, impreziosite da 14 reti con le maglie di Brescia, Varese e Cesena, oltre al titolo di capocannoniere della Serie B 1969/1970 a pari merito con un certo Roberto Bettega. Ma è da dirigente che Ariedo Braida, nato nella friulana Precenicco il 21 aprile 1946, ha conseguito i maggiori successi, affermandosi come volto tra i più illuminati su scala internazionale. Un'ascesa iniziata da direttore sportivo del Monza tra il 1981 ed il 1984 e proseguita con analoga mansione nell'Udinese. Ma è al Milan che lega il proprio nome a doppio filo tra il 1986 ed il 2013, vivendo l'epopea italiana ed europea dei rossoneri prima nelle vesti di direttore generale e poi in quelle di direttore sportivo. Nel 2014, quindi, si accorda con la Sampdoria, prima che il patto si sciolga e diventi nel febbraio 2015 il nuovo direttore sportivo del Barcellona, con delega in particolare alle trattative con i club stranieri. Una mansione che ricopre fino al 2019, quando lascia i blaugrana al termine di un contenzioso con tanto di denunce. Da dicembre, venendo al giorno d'oggi, ricopre il riuolo di direttore generale della Cremonese.

La rivolta a San Vittore costata la vita a Rap

La data del 21 aprile 1946 è ricordata con grande commozione a Milano. Perché giorno di una tristemente celebre rivolta all'interno delle Carceri Giudiziarie di San Vittore, costata la vita all'agente di custodia Salvatore Rap. In occasione della Pasqua, infatti, si scatenò una ribellione che vide protagonisti oltre 3mila detenuti armati, che minacciarono di forzare in massa l’uscita principale. Le forze dell'ordine, grazie ad una mitragliatrice, riuscirono a trattenere l’impeto dei detenuti, fino a che un proiettile non colpì proprio Rap, agente nato a Sommatino nel 1924: il colpo gli procurò una ferita al petto a causa della quale decedette tre giorni dopo in ospedale. Da allora è ricordato con merito per aver compiuto il proprio dovere a costo della vita, in occasione della rivolta in carcere capeggiata dal famigerato bandito Barbieri e dall’ex gerarca fascista Caradonna.

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