«Dopo un quarto d'ora di gioco, il Torino aveva segnato una rete, aveva battuto cinque calci d'angolo e un suo tiro era stato respinto dalla traversa della porta del Bologna. Alla fine della partita i pali erano saliti a tre, le reti a quattro ed i calci d'angolo a dieci contro due degli avversari. Le cifre dicono tutto: esprimono la superiorità della squadra vincente e fissano le proporzioni di quella perdente». Sono i numeri, sulla prima pagina di Tuttosport del 25 marzo 1946, a raccontare il dominio del Grande Torino nel 4-0 ricamato a domicilio: «Granata d'esportazione, maestri di bel gioco contro un irriconoscibile Bologna», il titolo d'apertura di giornata. Nel lunedì successivo alla 23ª giornata di campionato, in cui l'Inter era passata 2-1 contro il Genoa continuando a viaggiare in testa alla classifica a braccetto con i granata e la Juventus era caduta a sorpresa in casa del Brescia.
L'esecuzione del carabiniere Sassano per le vie di Pioppo
La sera del 25 marzo 1946, il nome del carabiniere Francesco Sassano si unì alla tristemente lunga lista di vittime della mafia. Il giovane, secondo le ricostruzioni del tempo, avrebbe infatti osato affermare di essere in grado di catturare il capo bandito Giuliano per le vie di Pioppo, frazione di Monreale, nel palermitano, dove stata trascorrendo una licenza. Notte tempo, tre malfattori armati di mitra si intrufolarono nella sua abitazione, lo costrinsero a scendere in strada e lo uccisero con diverse raffiche d'arma da fuoco sotto gli occhi delle sorelle Anna e Francesca. Sul cadavere lasciarono cadere un foglio con su scritto: «Questa è la fine delle spie. Giuliano».