«Forza nebbia! Forza nebbia! Era il grido dei tifosi milanisti che venne esaudito...». Titola così Tuttosport, in prima pagina, lunedì 28 gennaio 1946, all'indomani della partita tra Juventus e Milan sospesa sul punteggio di 3-0 in favore dei bianconeri. «Dopo quindici giorni di astinenza calcistica, al pubblico torinese è stato consentito di tornare allo stadio soltanto per intravedere qualche episodio frammentario della partita in programma: Juventus contro Milan. Tolta alla meglio la neve, pettinato alla men peggio il campo, s'è fatta avanti la nebbia, prima fitta – quando la partita è cominciata – e poi alquanto distesa. Infine così densa da indurre l'arbitro Zelocchi a sospendere l'incontro: ciò è accaduto all'inizio del secondo tempo», la minuziosa cronaca di quanto andato in scena il giorno precedente a Torino.
La Strage di Feudo Nobile
Vincenzo Amenduni, Fiorentino Bonfiglio, Mario Boscone, Emanuele Greco, Giovanni La Brocca, Vittorio Levico, Pietro Loria e Mario Spampinato: sono i nomi degli otto Carabinieri barbaramente uccisi il 28 gennaio 1946 dal clan mafioso guidato da Salvatore Rizzo in quella che venne ribattezzata la Strage di Feudo Nobile. In una Sicilia dilaniata dal secondo conflitto mondiale, il calvario delle vittime iniziò due settimane prima quando cinque di esse vennero fatte prigioniere a causa di un’imboscata. Questi ostaggi, ai quali si aggiunsero successivamente anche gli altri tre colleghi, furono utilizzati dal clan per intavolare una vera e propria “trattativa” con lo Stato, con richieste che andavano dalla liberazione di alcuni capi all’amnistia oppure a un’agevole fuga all’estero. In quel giorno di gennaio, però, le trattative naufragarono in modo irreversibile e Rizzo ordinò di uccidere tutti gli otto carabinieri: l’esecuzione avvenne nel territorio di Mazzarino. Furono uccisi uno per volta, con raffiche di mitra.