Fiori per l'arbitro di Torino-Triestina

Su Tuttosport del 30 dicembre 1945 il direttore Casalbore approfondisce il sempre attuale tema delle polemiche arbitrali partendo da un curioso antefatto. Lo stesso giorno, viene inaugurata presso la Rocca di Reggiolo una lapide dedicata a otto partigiani uccisi
Fiori per l'arbitro di Torino-Triestina

Su Tuttosport del 30 dicembre 1945, il direttore Renato Casalbore approfondisce il sempre attuale tema delle polemiche arbitrali alla luce di un curioso antefatto in Torino-Triestina del giorno precedente. «La partita ha avuto un preludio idilliaco, protagonisti gentili – in una giornata luminosa e mite – i fiori. Tanti fiori. Fiori della Triestina al Torino, fiori del Torino alla Triestina, fiori (attenzione!) all'arbitro da parte di una commissione di “lavoratori del braccio e del pensiero aderenti alla Camera del Lavoro”, i quali hanno voluto stigmatizzare “l'operato inconsulto di elementi facinorosi” in alcune gare. Era un'eco... gentile dell'agitazione arbitrale e allo stesso tempo un gesto di solidarietà quanto mai significativo per gli arbitri. In ogni modo, ciò non ha escluso che cammin facendo il pubblico non facesse una fischiatina di commento a qualche deliberazione dell'arbitro infiorato poco prima».

La lapide per il Corpo Volontari della Libertà

La lapide originale fu inaugurata il 30 dicembre 1945 e nella parte superiore presentava un bassorilievo costituito da una catena spezzata inframmezzata da una fiamma ardente in cui era incisa la scritta CVL, “Corpo Volontari della Libertà”, l’organismo che raccoglieva tutte le forze armate della Resistenza Italiana. Quella attuale ne ricalca perfettamente il testo e si trova nel medesimo posto, sulla parete esterna della Rocca di Reggiolo, comune in provincia di Reggio Emilia, a fianco del portone d’ingresso da cui si accede alla celebre torre medievale: riporta i nomi di otto caduti, Dante Freddi, trucidato dai fascisti proprio in quel luogo; e poi Enzo Tampellini, Lino Montanari, Aldo Braghini, Ferdinando Martucciello, Paride Torelli e Getullio Scaravelli, tutti morti in seguito a fucilazione; e ancora Pietro Malagoli, originario di Reggiolo, caduto in uno scontro con i fascisti.

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