Perché le donne egiziane non vogliono più fare la danza del ventre

Negli ultimi anni lavorano nel settore solo le ballerine straniere: scopri il motivo
Perché le donne egiziane non vogliono più fare la danza del ventre© Youtube

La danza del ventre è nata in Egitto ma le donne del Paese non vogliono più praticare questa arte che affascina milioni di persone in tutto il mondo. Oggi, come racconta un reportage di New Lines Magazine, la maggior parte delle danzatrici arriva dall’Europa orientale e dalla Russia, dall’America Latina e dagli Stati Uniti. Le performance sono molto richieste come intrattenimento alle feste e ai matrimoni tradizionali. La ragione è strettamente legata al ritorno del conservatorismo religioso nella sfera pubblica egiziana a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso. Dalle parti del Cairo la danza del ventre viene associata sempre più spesso alla prostituzione.

La spiegazione

“Figlio di una danzatrice” è considerato un insulto, e la danza non è più vista come una professione desiderabile o rispettabile per le ragazze egiziane. "C’è una grande differenza tra le vecchie ballerine e la nuova generazione. Il ballo è nella nostra cultura e lo amiamo moltissimo, ma quando dici a una famiglia che la figlia vuole fare la ballerina, sono contrari. Sarebbero disposti ad accettare che facesse danza classica, ma non danza del ventre", ha spiegato Aicha Babacar, che insegna danza orientale al Cairo dal 2006. "Io do lezioni alle donne egiziane e il numero di iscritte è enorme. Siamo egiziane. Adoriamo ballare. Semplicemente, non vogliamo farlo in pubblico".

Il caso

In Egitto le leggi per la protezione dei “valori tradizionali” e quelle che puniscono la “dissolutezza” vengono spesso applicate in modo arbitrario. Di recente un tribunale egiziano ha confermato la legalità del licenziamento di una professoressa che lavorava all’Università di Suez, che aveva perso il lavoro nel 2017 per aver pubblicato un video sui social network in cui ballava la danza del ventre. Secondo il giudice, il video ha degradato il prestigio della professoressa, la cui missione era quella di diffondere e promuovere i valori dell’università. 

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