Welcome to Iten home of champions. E’ pitturato lì sopra, sul portale in legno all’ingresso di Iten, per secoli sconosciuto e minuscolo paesino sparato lassù, sugli altipiani del Kenya a 2400 metri di altitudine, nel cuore della Rift Valley, la grande fossa tettonica, una frattura lunga più di 6000 chilometri che spacca l’Africa partendo dall’Asia per scendere giù, fino al Mozambico.
Per dire sconosciuto bisogna riferirsi al passato, da qualche decennio è la capitale mondiale della corsa, il posto magico per allenarsi e diventare grandi campioni. Tutto è iniziato grazie al Padre cattolico irlandese Colm O’Connell quando era a capo della locale St. Patricks High School. O’Connel capì che tra i suoi studenti si celavano atleti di livello sopraffino. Ha iniziato così a organizzare camp per studenti e runner in giro per il Kenya durante le vacanze scolastiche, finchè qualche anno più tardi ha deciso di piantare un albero ogni volta che un proprio studente avesse avuto un successo di livello internazionale nelle gare di corsa. In pochi anni si era formata un rigoglioso bosco accanto a St. Patricks, nessun’altra scuola nel mondo ha cresciuto ed istruito così tanti atleti di fama mondiale.
Nell’anno 2000, come fosse un giubileo, Lornah Kiplagat ha dato il via alla High Altitude Training Centre di Iten, centro attrezzato per allenamenti e ideato sia per atleti keniani ma anche stranieri. Un clima perfetto, in particolare nel periodo invernale con clima secco e temperatura tra i 18 e i 25 gradi, conditi dall’altitudine, fondamentale per ossigenare il sangue. Non esiste in nessun’altra parte del mondo un luogo simile.
Una consumata pista d’atletica in terra battuta calpestata da centinaia di ragazze e ragazzi ogni giorno a ritmi infernali, strade sassose e polverose tutt’attorno con salite e discese dove forgiare piedi nudi, caviglie, gambe, polmoni. Gruppi d’allenamento spontanei, senza regole, formati da centinaia di persone che corrono libere, guidate dall’istinto, capaci di sopportare fatica ed estremamente vogliose di primeggiare per farsi vedere dal coach o da qualche manager per farsi portare in Europa o nel mondo a gareggiare. E così a cambiare vita. Uscire dal limbo della povertà. Ogni allenamento praticamente una gara, è da qui che sono arrivati negli anni gente come l’ex primatista mondiale di maratona Wilson Kipsang, Abel Kirui ben 2 volte oro ai mondiali sempre sui 42km, David Rudisha (allievo di padre O’Connel e detentore del record mondiale sugli 800me tri oro olimpico a Londra 2012, ancora Florence Kiplagat, primatista del mondo di mezza maratona, Edna Kiplagat anche lei 2 volte oro mondiale, Mary Keitany spesso sul primo gradino del podio di New York e London Marathon. La lista dei nomi potrebbe continuare, migliaia le medaglie conquistate dagli atleti che si sono allenati a Iten. Ma non solo keniani, atleti provenienti da tutto il mondo che hanno scelto Iten quale sede per i propri stage di allenamento.
Oggi a Iten è stata dichiarata ufficialmente Patrimonio Mondiale dell’Atletica, ma da qualche anno è anche il nome di una calzatura da running. E non poteva essere altrimenti. Già, una scarpa chiamata Iten. Il tutto è opera dell’azienda produttrice ‘Enda’ che in linguaggio Swahili significa ‘Vai’ e che ha sede alle porte della capitale Nairobi. E da qui la favola continua, perché ancora una volta risulta abbagliante l’eccellenza keniana, terra di campioni ma anche di imprenditorialità. Il motore è stato l’Harambee, (Ha-rum-bay) il motto ufficiale del Kenya che sempre in linguaggio Swahili significa “tutti insieme” e si utilizza in riferimento alle occasioni in cui le comunità si riuniscono per affrontare una situazione che da soli non si riuscirebbe a risolvere. Nel 2015 l’idea e la voglia di provarci da parte dei due imprenditori e fondatori Navalayo “Nava” Osembo e Weldon Kennedy, nel 2016 più di mille persone hanno creduto in questo progetto e con una campagna di raccolta fondi hanno dato il via a Enda, la prima azienda produttrice di scarpe da corsa del Kenya. Il via alla produzione nel 2017, la prima scarpa, la più leggera e performante si chiama Iten, l’altro modello è nominato Lapatet, che significa ‘Correre’.
Enda è stata fondata con la missione di far conoscere la grandezza atletica keniota ai corridori di tutto il mondo e di alimentare lo sviluppo economico in Kenya. Nel perseguire questa missione Enda sta creando posti di lavoro e dunque sviluppando economia, sta sostenendo la Enda Community Foundation che riceve un contributo dall’incasso di ogni calzatura venduta, mantiene alto il rispetto per l’ambiente tanto che è un’azienda certificata Climate Neutral, la prima in tutta l’Africa e la prima scarpa da corsa su strada al mondo a impatto zero.
A importare le scarpe Enda in Italia è il torinese Marco Rocca, per oltre un decennio fino al 2015 già importatore e a capo di un noto brand americano di successo sempre di calzature dedicate al running. Anche all’epoca, nel 2003, partì praticamente da zero. Un uomo d’esperienza, ma soprattutto una persona che crede totalmente in questo progetto ‘Made in Kenya’.
Il Kenya grazie a quel magico posto che è Iten e grazie ora a Enda può dimostrare che l’etichetta ‘Made in Kenya’ è sinonimo di eccellenza, capacità, qualità produttiva, innovazione.