Perez: "Così il padel aiuta nel sociale"

Carlos ha portato il suo sport nel carcere minorile di Milano, il Cesare Beccaria: "Una bella occasione. I ragazzi imparano rispetto, empatia e fair play"
Perez: "Così il padel aiuta nel sociale"

Lo sport è spesso visto come un mezzo di divertimento, competizione o benessere fisico, ma per molti rappresenta qualcosa di molto più profondo: un'opportunità di riscatto sociale e personale, soprattutto quando viene usato come strumento per cambiare la vita di giovani in difficoltà, offrendo loro una seconda possibilità di ricominciare davvero. Un esempio concreto di questo impegno è il progetto Palla al Centro promosso dalla Fondazione Francesca Rava – NPH Italia Onlus, in collaborazione con l’atleta Carlos Pèrez Cabeza. Nato a Malaga, in Spagna, nel 1996, Carlos Cabeza, attualmente numero 115 del mondo, è un atleta di grande talento che ha dedicato la sua vita allo sport fin dalla giovane età. Grazie alla sua partecipazione al progetto Palla al Centro ha incontrato i giovani detenuti dell'Istituto Penale Minorile Cesare Beccaria condividendo con loro non solo momenti di sport, ma ha anche raccontato la sua storia fatta di dedizione, sacrificio e determinazione.

Come nasce questo progetto con il carcere minorile?
«Sono venuto a conoscenza della realtà del Beccaria grazie alla connessione di The Beautiful Padel con la Fondazione Rava. Avevo già in mente di dare un contributo nel sociale e mi è stata data la bellissima opportunità di portare il gioco del padel tra i ragazzi del carcere minorile. Con il padel i ragazzi imparano il rispetto, l’empatia e il fair play».

Come organizza la lezione?
«Non seguiamo schemi rigidi con i ragazzi, ogni volta cerchiamo di capire insieme cosa ci piacerebbe fare. Per loro deve essere un momento di svago e un’opportunità positiva, non una costrizione».

Quali sono le emozioni che prova quando è con i ragazzi?
«Questo percorso mi ha regalato sensazioni incredibilmente positive. Portare con me i valori dello sport e condividerli in questo contesto è stato naturale, ed è difficile non lasciarsi coinvolgere e mettersi in gioco».

La sua più grande soddisfazione?
«Sapere che i ragazzi mi aspettano sempre a braccia aperte, segno che si è creato un legame autentico e che sto riuscendo a dare loro qualcosa di significativo».

Quali sono i suoi programmi futuri?
«Continuare a dare il massimo e proseguire nel mio percorso di crescita, questa è la priorità. Sto lavorando duramente per rientrare nella top 100, un traguardo ambizioso, certo, ma raggiungibile grazie all’impegno e alla determinazione che da professionista so di dover sempre avere. La strada, nel nostro campo, è piena di sfide, molte delle quali non possiamo controllare, come infortuni o eventuali rallentamenti. Tuttavia, grazie al supporto di uno staff tecnico altamente qualificato, che mi assiste sia a livello tecnico che mentale, sono fiducioso che riuscirò a raggiungere i miei obiettivi».

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