Nato in Argentina a Posadas Misiones l’11 agosto del 2004, Leandro “Leo” Augsburger è uno dei giovanissimi outsider firmati NOX, predestinati a diventare uno dei futuri fenomeni di questo sport. Ha stupito tutti lo scorso anno nel WPT messicano di La Rioja, arrivando in finale con il suo ex compagno e altra stella del futuro, Valentino “Tino” Libaak, con cui ha formato la coppia dei Megapibes. E pensare che avevano appena una wild card in Messico e non erano neanche tra i primi 100 in classifica. In Premier Leo deve ancora crescere e da poco tempo è passato a giocare con Alex Chozas. Siamo certi che a breve lo vedremo fare coppia con qualche top per continuare la sua ascesa, considerata la sua giovane età.
Che aspettative ha per questa seconda parte della stagione?
«Il mio obiettivo è di continuare ad aumentare il ritmo per puntare a vincere il più possibile e scalare la classifica».
Quali sono le chiavi del successo di una coppia?
«Si passano molte ore in campo e questo si riflette anche nel privato. Per me è importante mantenere un buon rapporto di amicizia con il partner e proprio per questo, spetta a ciascuno di noi superare gli ostacoli insieme, come deve fare una vera squadra».
Hai avuto la fortuna all’inizio della tua carriera di fare coppia con Javi Rico, ci racconti qualcosa di lui.
«Con Javi ci conosciamo da quando eravamo bambini, gli voglio molto bene ed è proprio come un fratello per me. Abbiamo anche giocato da avversari e l’ho battuto una volta (ride), ma la verità è che lui è un fenomeno e competere contro Javi è stato qualcosa di speciale».
Vede qualche altro Paese emergere per il futuro?
«Direi di sì, ora ci sono molti Paesi con buoni giocatori che iniziano a competere, come l’Italia e anche il Paraguay di cui si parla poco e dove il padel sta crescendo molto».
Le piace il tennis e ha mai giocato a pickleball?
«Sì, mi piace molto il tennis, infatti lo praticavo da bambino. Non conosco il pickleball».
Come vede il padel tra 10 anni?
«Penso che sia in arrivo una grande generazione di giovani come me, che stanno emergendo giocando anche bene in un circuito di altissimo livello, ma soprattutto che avranno ottime prospettive per il futuro».
A chi dedica le sue vittorie?
«In particolare ai miei nonni, che sono venuti a mancare proprio quando ero in Spagna. Poi ai miei genitori che sono lontani e che vivono ogni partita come se fosse una finale».
Si trova bene con i social network?
«Onestamente non li guardo molto, ho un ragazzo di Madrid che li gestisce per me, quindi me la prendo molto comoda (ride)».