Moyés e le stelle del futuro

Intervista al nuovo selezionatore della Spagna Under 18: "I progetti importanti hanno bisogno di tempo"
Moyés e le stelle del futuro

Oriol Moyés, catalano 53 anni, è il direttore della Future Padel Academy, una delle più grandi scuole di padel in Spagna, e della Escuela de competición del Club de Andres Gimeno, struttura gettonatissima e non solo dai giovani talenti, situata direttamente sul mare a Castelldefels, a pochi chilometri da Barcellona. Il mese scorso è stato nominato ufficialmente selezionatore della Nazionale Menores ed è nello staff del team spagnolo dal 2019, con cui ha già vinto due Mondiali e un Europeo.

Perché diventare un coach, e quali obiettivi ha per il futuro?
«Mi è sempre piaciuto fare sport e non avrei mai pensato di diventare un coach. Ho iniziato a dare qualche lezione sporadicamente e ho visto che le persone erano felici e io anche. Così eccomi qui».

Cosa pensa dei continui cambi di partner?
«Penso che viviamo in un mondo in cui vogliamo tutto e subito, abbiamo poca pazienza e certi progetti hanno bisogno di tempo per concretizzarsi».

Come mantenere l'equilibrio all'interno del team tra i due giocatori?
«Avere una buona armonia dentro e fuori dal campo è un aspetto fondamentale per tutti noi, ma soprattutto quando si sceglie un compagno con cui bisogna sostenersi soprattutto quando le cose non girano».

Il padel sta diventando sempre più un gioco di potenza, cosa ne pensa?
«È vero che oggi ci sono molti buoni battitori, ma esistono anche giocatori come Chingotto che compensano queste carenze con la velocità, fisicità e agilità mentale».

Ritiene che la figura del mental coach sia importante?
«È fondamentale, come accade in altri sport quando si parla di atleti d'élite».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il ricordo più bello della sua carriera? E il peggiore?
«Senza dubbio la Coppa del Mondo vinta in Paraguay, è stata una grande gioia. Non ho ricordi brutti, mi dispiace solo che non riesco a vedere spesso i miei genitori, avendo da gestire da oltre 10 anni una scuola con più di 200 bambini e ragazzi».

Cosa cambierebbe in questo sport?
«A livello di minori non mi piace il continuo cambio di partner, metterei una regola per cui si può cambiare partner solo una volta all'anno, in questo modo credo che si promuovano maggiormente i valori».

Cosa farebbe per far crescere questo sport nel mondo?
«Tutto dipende dagli sponsor, dalle aziende e dalle federazioni. Resta fondamentale raggiungere sempre più accordi con le televisioni, per diffonderlo nel mondo».

Il suo punto di forza?
«Non mi accontento mai, sono uno che vive di visioni, progetti e se volete di illusioni, in pratica sono sempre alla ricerca di nuove motivazioni».

Se non avesse lavorato nel padel, cosa avrebbe fatto?
«Prima del padel facevo il contabile, era un lavoro che amavo».

Ha dei sogni?
«Chi non li ha. Più che sognare, penso che ogni giorno possa essere il più bello della mia vita e cerco di godermi ogni momento. Come diceva Marco Aurelio, la felicità si trova nella qualità dei tuoi pensieri».

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Oriol Moyés, catalano 53 anni, è il direttore della Future Padel Academy, una delle più grandi scuole di padel in Spagna, e della Escuela de competición del Club de Andres Gimeno, struttura gettonatissima e non solo dai giovani talenti, situata direttamente sul mare a Castelldefels, a pochi chilometri da Barcellona. Il mese scorso è stato nominato ufficialmente selezionatore della Nazionale Menores ed è nello staff del team spagnolo dal 2019, con cui ha già vinto due Mondiali e un Europeo.

Perché diventare un coach, e quali obiettivi ha per il futuro?
«Mi è sempre piaciuto fare sport e non avrei mai pensato di diventare un coach. Ho iniziato a dare qualche lezione sporadicamente e ho visto che le persone erano felici e io anche. Così eccomi qui».

Cosa pensa dei continui cambi di partner?
«Penso che viviamo in un mondo in cui vogliamo tutto e subito, abbiamo poca pazienza e certi progetti hanno bisogno di tempo per concretizzarsi».

Come mantenere l'equilibrio all'interno del team tra i due giocatori?
«Avere una buona armonia dentro e fuori dal campo è un aspetto fondamentale per tutti noi, ma soprattutto quando si sceglie un compagno con cui bisogna sostenersi soprattutto quando le cose non girano».

Il padel sta diventando sempre più un gioco di potenza, cosa ne pensa?
«È vero che oggi ci sono molti buoni battitori, ma esistono anche giocatori come Chingotto che compensano queste carenze con la velocità, fisicità e agilità mentale».

Ritiene che la figura del mental coach sia importante?
«È fondamentale, come accade in altri sport quando si parla di atleti d'élite».

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