Nato a Porto Alegre l’11 ottobre 1986, il brasiliano Pablo Lima, noto con il soprannome di “El Canon de Porto Alegre” è un altro dei “maestri” di questo sport. È stato numero 1 per tre stagioni consecutive, dal 2015 al 2017, in coppia con Belasteguin, è attualmente numero 10 nella classifica del WPT e 9 in quella FIP. Giocherà la sua 23esima stagione – l’ultima della sua carriera da professionista – con la giovane promessa Coki Nieto, che avrà la fortuna di poter imparare molto da Lima, che ancora oggi rimane il secondo giocatore più vincente nella storia del WPT, con 445 vittorie su 546 partite disputate.
Quali sono le tue aspettative per questa stagione?
«Ho buone sensazioni, realisticamente il nostro obiettivo deve essere quello di finire la stagione tra le prime 8 coppie e potere lottare con i migliori».
Cosa ne pensi di tutti questi circuiti che vi portano da una parte all’altra del mondo?
«La cosa migliore sarebbe se ci fosse un circuito unico, così che i giocatori non siano obbligati a disputare tutti i tornei. Nessuno è in grado di giocare 30 tornei l'anno».
Su quali giovani punteresti come future star?
«Scommetterei su Pablo Cardona, credo che farà molto bene».
Preferisci giocare outdoor o indoor?
«Mi piace giocare in quasi tutte le condizioni, l'unica cosa che non mi piace è quando il campo è troppo rapido, questo ci limita nelle giocate».
Quali sono i tre giocatori migliori nella storia del padel nella categoria maschile e femminile?
«Fernando Belasteguín, Juan Martín Díaz e Alejandro Lasaigues, mentre nelle donne Icíar Montes, Neki Berwig e Alejandra Salazar».
Chi è il tuo coach?
«Mi sto allenando con Maxi Grabiel, ha una grande conoscenza del padel ed è una persona eccezionale».
Nei vostri allenamenti sono previste anche lezioni in cui si studiano gli aspetti tecnici e tattici visionando le vostre precedenti partite o quelle dei vostri avversari?
«Sì, facciamo tutte queste cose. I video sono molto importan- ti per potere comprendere gli errori che tutti noi facciamo».
Se potessi “rubare” un colpo a un giocatore?
«Lo smash di Lebron. Faticherei molto meno».
Che consigli daresti a un giocatore amatoriale che vuole migliorare il suo livello?
«Innanzitutto fare lezioni, poi curare il proprio fisico e infine divertirsi».
Se non fossi un giocatore professionista quale lavoro ti piacerebbe fare?
«Mi sarebbe piaciuto comunque lavorare nello sport».
Cosa manca secondo te per far diffondere questo sport nel mondo anglosassone e asiatico?
«Sinceramente nulla, sono certo che in poco tempo verranno coinvolti anche loro».
Su Instagram hai comunicato che sarà l’ultimo anno della tua carriera. Cosa ti ha portato a questa decisione?
«Sì, già lo scorso anno avevo paventato di prendere questa decisione. Il ginocchio non mi assiste più in modo ottimale, ma soprattutto voglio godermi la famiglia, festeggiare il compleanno di mio figlio e recuperare il tempo “perso” in giro per il mondo».
Che racchetta usi e quali sono i tuoi sponsor?
«Gioco con la Canyon firmata da Drop Shot. Anche l'abbigliamento e le scarpe sono loro».
Sogno nel cassetto?
«Fino a quando non si compirà, rimarrà segreto (ride, ndi)»