Tour de France, Vingegaard dà fuoco alle polveri

Il danese replica agli attacchi  di Pogacar e alla fine lo batte nello sprint in salita a Le Lioran
Tour de France, Vingegaard dà fuoco alle polveri© EPA

Che ci fosse aria di tempesta attorno al Tour lo si intuiva sin dalle prime pedalate dopo la partenza a Évaux-les-Bains. Vuoi per il percorso di giornata, vuoi per il veleno sparso a ridosso del giorno di riposo, vuoi per l'indole vorace dei protagonisti. La tempesta è diventata velocità folle – prime tre ore di gara a 46 km/h -, attacchi a ripetizione, frustrazione tangibile per una fuga che non riusciva a ottenere il via libera. L'Uae Emirates guidava il plotone, tenendo poi un gruppetto di battistrada praticamente a vista. Riprendendolo su quei saliscendi del Massiccio Centrale che non regalano un singolo metro di banalità. Allo splendore del disegno del percorso - però - va unito il talento e il coraggio degli interpreti.

Vingegaard super a Le Lioran

Pogacar fa esplodere la corsa, Vingegaard la azzanna in tutta risposta, Roglic e Evenepoel vi restano attaccati con le unghie e con i denti. Alle loro spalle, uomini di classifica che diventano puntini su fondo d'asfalto, gregari che crollano, velocisti che manco ci provano: a oltre un'ora arriva il povero Fred Wright, fuori tempo massimo. A Le Lioran, Jonas Vingegaard fa una promessa di dominio al Tour de France al giro di boa. La maglia gialla resta sulle spalle di Pogacar, ma è il danese della Visma-Lease a Bike - quello accusato giusto domenica scorsa di “non avere le palle” da Remco Evenepoel - a fare jackpot. Quando lo sloveno scatta nel suo terreno di caccia preferito – un attacco violento e secco, sfruttando la velocità elevata impressa dalla sua Uae a poche centinaia di metri dallo scollinamento del Puy Mary Pas de Peyrol -, Vingegaard non risponde subito. Lo fa gestendosi alla perfezione, di progressione. In discesa, Pogacar riprende il largo mentre Roglic prima e Evenepoel poi affiancano il danese. Nell'uno contro uno, il due volte maglia gialla in carica si esalta e sul Col de Pertus dipinge il suo capolavoro: stacca prima Evenepoel, poi Roglic. E mangia secondi su secondi al suo rivale. Che inizia a sudar freddo, si volta, chiama l'ammiraglia (crisi di fame, forse). Vingegaard è chirurgico e letale. Riprende Pogi e lo accompagna in discesa verso la terza e ultima salita del giorno, verso l'arrivo di Le Lioran. La rampa finale sulla carta sorriderebbe allo sloveno, che si piazza alle spalle del danese. Eppure è Vingegaard a lanciare la volata, è lui a rispondere al contrattacco del rivale, è lui a batterlo al fotofinish con un colpo di reni che sembrava non appartenergli.

Vingegaard in lacrime dopo il trionfo al Tour

Nelle lacrime che il danese versa sui rulli, esausto a fine tappa, c’è tutto questo e molto di più. C’è la sofferenza del suo recupero dal drammatico incidente dello scorso 4 aprile al Giro dei Paesi Baschi. C’è la pulizia tecnica del suo talento di scalatore puro, purissimo. C’è la voglia di rispondere alle accuse di scarso coraggio, anche se il chiacchiericcio non pare in grado neppure di sfiorarlo. Una magia vera e propria, capace di ribaltare in prospettiva di Pirenei e Alpi ciò che dice la classifica: Vingegaard, ancora terzo in generale, sembra essere il favorito numero uno per vestire la maglia gialla a Nizza il prossimo 21 luglio. Nel gioco d’abbuoni il danese rosicchia un solo secondo a Pogacar, ma fisicamente e psicologicamente la sua vittoria – la prima al Tour numero 111, la quarta in carriera alla Grande Boucle – pesa come un macigno. Gambe, gestione del proprio fisico, questione tattica e uso della squadra per attacchi fin troppo ambiziosi: in casa Uae Emirates è tempo di domande, anche se la maglia gialla resta un buon punto di partenza per ogni analisi. Efficace difesa di Evenepoel (ora a 1’06” da Pogacar), scivolata finale per Roglic, ottimo quinto posto per Giulio Ciccone rientrato in top10 nella generale. C’è ancora mezzo Tour prima di Nizza.

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