«Sì, Pogacar è più forte di me»: Eddy Merckx incorona lo sloveno

Tadej non è stato l’unico protagonista di un’annata straordinaria, con tante imprese da ciclismo antico: Evenepoel, Van der Poel e Van Aert gli altri autori di fughe “impossibili”
«Sì, Pogacar è più forte di me»: Eddy Merckx incorona lo sloveno© FOTO STEFANO SIROTTI-AG ALDO LIV

Pochi minuti prima di salire sul podio per prendersi quella maglia con i colori dell'arcobaleno Tadej Pogacar è stato onesto, con sé e con i suoi tifosi: «Ho fatto un attacco stupido», in riferimento alla mossa che gli è valsa il titolo di campione del mondo. Versione confermata da Mathieu Van der Poel, un altro che sa cosa serve per attaccare da lontano. Il confine tra l'impresa e la follia nel ciclismo non è quel solco inviolabile che ci si può aspettare, a volte è praticamente impossibile distinguerne i confini. Servono grandi atleti con la giusta consapevolezza della propria forza e dei propri mezzi tecnici per attraversare quella linea, giocandoci pure un po.

Pogacar, richiamo di un ciclismo antico

Il 2024 del ciclismo non è un'annata come tutte le altre, per i campioni che l'hanno contraddistinta e per il modo in cui sono riusciti a imporsi. L'era dei guadagni marginali è finita in soffitta, dove sono rimasti per anni e anni quelle storie polverose di attacchi leggendari a chilometri e chilometri dal traguardo, marchiati dalla patina del tempo che aggiunge quel tocco di mito. L'assolo valso a Tadej Pogacar la maglia arcobaleno nella giornata di domenica a Zurigo rimanda a quel ciclismo antico ed è solo l'ultimo esempio di genio applicato alle due ruote. Lo sloveno, attaccando a 100 chilometri dal traguardo, ha dato la scossa alla gara ponendo le basi per un successo dalla portata e dal valore, anche simbolico, incalcolabile.

Merckx-Pogacar: passaggio del testimone

«È ovvio che ora è sopra di me. Lo pensavo già un po' nel profondo quando ho visto cosa ha fatto all'ultimo Tour de France, ma adesso non c'è più ogni dubbio», lo ha incoronato Eddy Merckx dalle pagine del quotidiano francese L'Equipe. Pogacar aveva già fatto qualcosa di simile alle Strade Bianche, lo scorso marzo, scattando sulle crete senesi nel cuore del temporale quando la corsa sembrava ancora sonnecchiare. Si è ripetuto nella sesta tappa al Giro di Catalogna, si è esaltato sulla Redoute alla Liegi, per poi cesellare sul Plateau de Beille il suo terzo Tour de France in carriera. E non è chiaramente il solo. Evenepoel scaldò i muscoli in Portogallo a febbraio per poi mostrarli con la Tour Eiffel sullo sfondo in un memorabile assolo che gli è valso l'oro olimpico nella prova in linea. E che dire di Van der Poel - padrone assoluto di Fiandre e Roubaix – e perfino dello sfortunato Van Aert, capace di imporsi alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne partendo da 86 chilometri dall'arrivo con due compagni di fuga (Wellens e Lazkano) battuti impietosamente allo sprint. Servono forza e lucidità per costruire vittorie come queste, vere e proprie dimostrazioni di superiorità. Serve soprattutto la volontà di andare all'attacco, anche in maniera spregiudicata. Anche sapendo di rischiare tutto.

L'evoluzione del ciclismo, da un fenomeno all'altro

È un cambio di connotati per un ciclismo che si sta evolvendo a grande velocità. Oltre alla scienza e alla tecnologia – che hanno un ruolo fondamentale nell’aumento della velocità media del gruppo, capace di battere molteplici record di scalata nell’ultimo Tour – è la mentalità a differire rispetto agli anni passati. Il talento la supporta e la stuzzica. Quando si intrecciano le storie di corridori fenomenali come Pogacar, Evenepoel, Van der Poel e Van Aert il livello si alza, così come l’altezza dell’asticella della difficoltà per portare a casa la vittoria. Partire da lontano significa sorprendere il rivale, stanarlo, misurare la propria forza. Per il pubblico e per gli appassionati, una manna dal cielo. Potrebbe diventarlo anche per gli organizzatori – grandi e piccoli – di eventi ciclistici, oltre che per le istituzioni ai vertici di questo sport: un ciclismo più “appetibile” e dunque (sulla carta) meglio vendibile, senza pause, con un’emozione spalmata nel tempo di un evento per sua natura di difficile fruizione rispetto alle tendenze di consumo moderno di eventi sportivi e non. Per il momento non resta che godersi lo spettacolo. Il Giro di Lombardia – in programma sabato 12 ottobre – è l’ultimo grande obiettivo stagionale di Pogacar: può vincere il Monumento lombardo per la quarta volta consecutiva. Come un certo Fausto Coppi.

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