Pogacar, il marziano giallo: come Pantani nel 1998. Il contratto...

Tadej, con dodici vittorie di tappa tra Italia e Francia, batte pure il fenomeno Merckx. E la Uae Emirates lo blinderà fino al 2030
Pogacar, il marziano giallo: come Pantani nel 1998. Il contratto...© EPA

Quello che vediamo, in una Nizza vestita con l'abito buono, è ciò che è fiorito in tre settimane nate con un germoglio giallo tra le vie di Firenze, quando l'orizzonte era l'immaginabile. Da quei giorni sembra passata una vita, quella che Tadej Pogacar ha riempito con la sua impresa che lo farà restare dove solo altri sette atleti avevano osato arrivare. Giro d'Italia e Tour de France, uno dopo l'altro: Coppi, Anquetil, Merckx, Hinault, Roche, Indurain, Pantani. Da oggi, pure Pogacar. Da oggi, invece, solo Pogacar per vittorie di frazioni nelle due storiche corse a tappe: dodici (6+6), più di Merckx. Anche l'ultima cronometro sulle sue strade. Quello che non vediamo, invece, è ciò che vogliamo. Dove sarà capace di arrivare lo sloveno, al terzo Tour alle porte dei 26 anni nella miglior versione della sua carriera. Come sarà capace di tornare il suo rivale, Jonas Vingegaard. Quanto potrà avvicinarsi a loro Remco Evenepoel. Perché se c'è qualcosa che ci hanno insegnato questi cinque anni di legnate e di trionfi, di record riscritti e di primati contesi è che le promesse di dominio eterno sono irrealizzabili. Nel 2021, nessuno sembrava in grado di opporsi al regno di Pogacar. Due anni dopo, era lecito chiedersi in che modo si potesse interrompere l'era di Vingegaard. E oggi eccoci qua, con l'illusoria pretesa che ciò che Nizza ha ospitato possa accompagnarci per sempre. E allora è bene goderci ogni passo, in un'epoca che - maliziosi o no - ha sovvertito velocità e rapporti di forza di un mondo fatto di marginal gains, di passettini e di guadagni minimi.

Le parole di Pogacar

«È un'epoca sensazionale, lo penso anche io. Il livello è altissimo - ha ammesso Pogacar prima della premiazione nel tramonto di Nizza -. Stavolta mi sono sentito sempre al meglio. Anche al Giro ho avuto un giorno no, ma non dirò quale. Riuscire a realizzare la doppietta è incredibile, ma anche se avessi vinto solo in Italia sarebbe stato un anno fantastico. Vincere entrambi, però, è un altro livello». Niente Vuelta, come confermato dal GM dell'Uae Emirates Gianetti: «In Spagna andremo con altri corridori. Ora con Tadej dobbiamo prendere un attimo di distacco, vogliamo e dobbiamo preservare la sua identità». E allora criterium post Tour (da domani) e poi la prova in linea dei Giochi di Parigi, in attesa del Mondiale in Svizzera dichiarato oggetto del desiderio del Cannibale moderno. «Van der Poel sta davvero bene con la maglia iridata addosso. Quest'anno mi piacerebbe molto prendergliela» ha detto, insaziabile, lo sloveno. Che tutto può fare tranne cambiare squadra: l'Uae Emirates lo blinderà con un contratto fino al 2030 a cifre superiori ai 10 milioni, si vocifera. Il valore dell'impresa sportiva di Vingegaard, pur nella sconfitta, è incalcolabile. È riuscito a migliorarsi dopo un incidente che toglieva il fiato pure a chi doveva raccontarlo. Ci riproverà. Lo dicono i numeri e le prestazioni, lo dice la volontà di crescita della sua squadra: tra un anno ci saranno anche Simon Yates e Victor Campenaerts al suo fianco.

Da Evenepoel a Cavendish

E poi Evenepoel, maglia bianca e sul podio finale all'esordio in Francia. In lacrime a Nizza – un pianto liberatorio, fatto di quell'umanità che spesso prova a nascondere -, proverà a sorridere a Parigi. Sarà la stella belga nella cronometro di sabato prossimo contro Ganna e nella prova in linea. Tra i colori del Tour che fa festa non c'è l'azzurro di Giulio Ciccone, finito fuori dalla top10 finale a vantaggio del colombiano Buitrago. Resta l'unico italiano capace di far capolino nella corsa. L'astinenza di vittorie italiane in Francia, arrivata in tripla cifra, rischia di proseguire imperterrita. È pura la gioia africana con Girmay: l'eritreo, maglia verde, è il primo del suo continente a portarsi a casa una delle maglie del Tour. E che passerella finale per Mark Cavendish. Cannonball ha tagliato il traguardo della sua ultima tappa della Grande Boucle in carriera, diventando la prima lanterne rouge (Lanterna rossa, l'ultimo in classifica) a vincere una tappa, la trentacinquesima. Il giorno del record, Cav si prese i complimenti di Pogacar stringendogli le guance con il suo fare guascone: «Non provare a batterlo, eh!». Stai sereno Cav.

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