Con Wikipedia ormai maggiorenne, ha ancora senso pubblicare un’enciclopedia? La risposta è sì, a patto che si tratti di un testo di qualità come “Enciclopedia del Tour de France”, in arrivo nelle librerie italiane da martedì 25 giugno, edito da Rizzoli. Ricco di curiosità e statistiche, il volume firmato da Philippe Bouvet e Frédérique Galametz è reso speciale dalle foto d’epoca pescate dagli archivi de L’Équipe: un viaggio nel tempo per chi legge le salite e pedala tra le righe. Ecco alcune delle curiosità contenute nelle 255 pagine dell’enciclopedia in giallo.
100 ANNI IN GIALLO
Il Tour de France è già alla sua tredicesima edizione quando nasce l’idea di istituire la maglia gialla, che viene assegnata per la prima volta a Grenoble, durante la gara. Il primo a portarla, il 19 luglio 1919, è il francese Eugène Cristophe. Un eroe sfortunato: non porterà mai la maglia gialla sino a Parigi.
DALL'INIZIO ALLA FINE
Tre corridori hanno invece indossato la maglia gialla dall’inizio alla fine e tra loro il primo è un italiano: nessun c’era mai riuscito prima di Ottavio Bottecchia, che al Tour del 1924 è protagonista di un lungo monologo. Lo imiteranno Nicolas Frantz (nel 1928) e Romain Maes (nel 1935). E ad accomunarli è un altro dettaglio, non trascurabile: oltre a vincere la prima tappa, tutti e tre trionfarono nella frazione conclusiva delle rispettive edizioni, chiudendo con una doppia festa al Parco dei Principi.
L'ULTIMO GIORNO
Questa è la storia di chi affrontò l’ultima tappa del Tour senza indossare la maglia gialla, riuscendo poi a ribaltare la classifica: da Jan Robic (nel 1947) a Greg LeMond (nel 1989), passando per Jan Janssen (nel 1968). Il più famoso capovolgimento è senza dubbio quello di Robic che si aggiudica il primo Tour del Dopoguerra: il 20 luglio 1947 è terzo in classifica generale, a 2’58” dall’italiano di Francia Pierre Brambilla. Attaccando sulla salita di Bonsecours, vicino Rouen, Robic sgretola le certezze di Brambilla e con quella fuga di 140 chilometri (insieme a Edouard Fachleitner) va a prendersi il Tour.
RITIRI IN GIALLO
Quanti sono i corridori costretti al ritiro, mentre indossavano la maglia gialle? L’elenco è composto da 16 nomi. Si parte dal 1927 con Francis Pélissier e si arriva sino al tedesco Tony Martin, che nell’edizione 2015 cade durante la sesta tappa (Abbeville-Le Havre) procurandosi una frattura esposta alla clavicola. In questa lista sfortunata c’è posto anche per due italiani che hanno fatto la storia del nostro ciclismo: nel 1937 è Gino Bartali a ritirarsi, dopo una caduta nella dodicesima tappa, Marsiglia-Nimes. E Bartali è coinvolto anche nel ritiro di Fiorenzo Magni, nel 1950: nessun incidente per la maglia gialla, ma è tutta la squadra italiana a ritirarsi, in segno di protesta dopo l’aggressione subita da Bartali sul Col d’Aspin.
BOBET SENZA MAGLIA
È curioso quello che accade a Louison Bobet allapartenza della sesta tappa del Tour del 1954. Bobet ha regalato la maglia gialla a sua sorella, che è andata a trovarlo. Che fare? Il suo massaggiatore Raymond Le Bert, che vive proprio a Saint-Brieuc (da dove parte la tappa), trova la soluzione: corre a casa e prende la maglia che Bobet gli ha regalato l’anno prima. E così, seppur con un capo da collezione, il giallo continua a brillare in gruppo.
LA PERETTA DI POLLENTIER
L’albo d’oro del Tour è fatto anche di nomi cancellati. Se Lance Armstrong è storia recente, bisogna risalire al 16 luglio 1978 per ritrovare Michel Pollentier, la prima maglia gialla esclusa per frode. Cos’è successo? Il belga viene testato dall’antidoping dopo essersi insediato in vetta alla classifica sull’Alpe d’Huez. Per escluderlo non occorre neppure aspettare l’esito degli esami di laboratorio, perché il corridore è stato scoperto con una peretta di gomma contenente l’urina di un altro.
SIMPSON E WIMBLEDON
In 100 anni quanti sono i corridori che hanno indossato la maglia gialla? L’elenco è composto da 266 nomi e, tra questi, vale la pena di ricordare Tom Simpson, che al Tour perse la vita nel 1967, stravolto da fatica e doping, sul Mont Ventoux.Nel 1962 Simpson era diventato il primo britannico in giallo e lui, con misurato understatement, aveva commentato: «Se a Wimbledon piove, la stampa mi dedicherà articoli un po’ più lunghi. Altrimenti potrei passare inosservato...».