Giovanni De Gennaro, un fiume per amico

Prima della gara aveva detto a un amico: “Vieni anche tu a vedermi. Ho in mente la tattica giusta: vincerò”. È uno dei tre ori di Roncadelle
Giovanni De Gennaro, un fiume per amico© LAPRESSE

Chissà mai non valga dar merito anche al fiume Chiese che “serpeggiando fra le gole, ora più largo ora più angusto, a volte dritto per qualche miglio…” vien giù dal Trentino verso il bresciano ed un giorno si ritrovò fra le acque un canoista che lo avrebbe reso famoso. O più famoso. Giovanni De Gennaro, fin da piccolo, ha infilato la pagaia in questo fiume benemerito: fra l’altro il maggiore fra i subaffluenti del Po. Un passo avanti rispetto alle gite al mare con canoa, genitori, e il fratello Riccardo che fece da apripista alla passione. E così fu addio all’idea, non alla passione, di giocare a basket o continuare con il karate. Forse non è un caso che, a Parigi, Giovanni abbia cercato l’incontro con Stephen Curry esattamente come a Tokyo incrociò Luka Doncic che gli fece gli auguri per il compleanno segnato al 21 luglio. 
 
Questa estate gli anni, che sono 32, sono arrivati poco prima di un’altra data da segnare nella storia sua. Il 1° agosto, guarda caso nel giorno in cui Tamberi e Jacobs vincevano l’oro a Tokyo nel 2021, questo ragazzo dal viso affilato, un metro e 85 per 80 kg, bicipiti imbarazzanti, barba, baffi e, idealmente, sulle spalle lo zaino del giramondo, ha messo in pratica quello che aveva sussurrato qualche giorno prima ad un amico. «Vieni a vedermi. Ho in mente la tattica giusta: vincerò».

La via dell’oro

Aveva ragione. E, con la sua canoa, nel K1 slalom, ha infilato la via dell’oro che, per tanti anni, il “Chiese” amico gli aveva fatto sognare. Un fiume per amico. Lo diceva Giovanni: «Se nasci lontano da un fiume, è difficile praticare questo sport». Eppoi la canoa, una sorta di nido lungo tre metri e mezzo, dove adagiarsi e non sentire la paura. Raccontava: «All’inizio temi di ribaltarti, ma se impari a diventare tutt’uno…». Era andata male a Rio 2016: migliore in qualificazione, salvo perdersi nelle acque turbolente della finale. Era andata anche peggio a Tokyo. Partito da favorito, fuori in semifinale. «E quella delusione mi ha lasciato una grande determinazione». 
Non è facile la vita del canoista di successo: giramondo con stacchi di mesi dalle mura di casa. Capita che impieghi 14 ore per arrivare in Slovacchia su un furgone, gli tocchi un giro dell’Europa dell’est in 50 giorni, oppure debba vagabondare tra Vobarno, la bresciana Valsabbia, Ivrea, la vicentina Valstagna e le mete esotiche invernali. Qualche volta con il problema della siccità dei fiumi, come capitò nel 2022. Stavolta è tornato a casa da Parigi, in auto con la fidanzata Ilaria. Gran festa e Fiore, un amico a quattro zampe, subito pronto ad addentare la medaglia che portava al collo. Ilaria e Giovanni vivono in una zona di villette a schiera, dove prima abitavano i genitori suoi, che ora sarà ribattezzata via dei “tre ori”. A Roncadelle, cittadina di 9.000 abitanti appena, diventata famosa per i tre ori olimpici nostrani, pare sia la zona dove l’aria ispira i campioni. Per il vero c’è chi, una gelateria, ha già inaugurato il gusto “Tre ori”.

Acqua lenta

Giovanni non era mai stato a Parigi. Anzi, aveva passato solo una mezza giornata per aver perso una coincidenza di volo. Decise di sfruttare il tempo per visitare Notre Dame. Poi cambiò programma. Due mesi dopo la cattedrale andò al rogo. C’era da pensare male. Da settembre aveva fatto sei puntate a Vaine-sur-Marne, una trentina di km dalla Capitale, dove si sono svolte le gare. Qualcosa non andava: acqua lenta, detta in gergo tecnico. «Come si dovesse spingerla». Ma Giovanni è atleta di lunga esperienza. Dagli 8 anni in avanti, con il Canoa club Brescia, ha vinto fra i giovani, conquistato titoli italiani, medaglie europee, mondiali a squadre. Si è giocato, imberbe ventenne, il pass per Londra 2012. Si trovò davanti Daniele Molmenti, che poi vinse i Giochi ed ora è il suo tecnico federale. «Servono scienza, coraggio ed esperienza», parole e musica di Molmenti. Giovanni ha mostrato tutto questo e ciao all’acqua lenta. Chissà non abbia fatto felice anche Gianni Zanardiello, detto “Gianni slalom”, il suo primo tecnico: morto durante un’avventura in Nepal nel 2014. Aveva visto giusto e ora De Gennaro ha suonato la sua musica: hobby mai abbandonato e che persegue con gruppi amatoriali.  
Basket, musica, canoa: tre passioni. Ora il nostro punta a vincere un mondiale, vuol presentarsi ai Giochi di Los Angeles 2028 perché, spiega, l’età conta poco in questo sport. Armato di un’unica certezza sul futuro: «Smetterò di fare l’atleta, non il canoista».
 

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