Non c’è soltanto Jacobs. L’Italia di atletica corre nel futuro

I risultati di Ali, Simonelli e Furlani definiscono la qualità e il carattere della nuova generazione azzurra
Non c’è soltanto Jacobs. L’Italia di atletica corre nel futuro© LAPRESSE

Tutti pensano che Roma 2024 sia il trampolino dell’Italia verso i Giochi di Parigi, ma in realtà è molto di più. Qui non si stanno gettando le basi per un’altra Olimpiade, si sta guardando più in là: Mattia Furlani ha 19 anni, Lorenzo Simonelli ne ha compiuti 22 da pochi giorni, mentre a Chituru Ali tocca il ruolo del vecchio tra i giovani, con i suoi 25 anni. Il motto dei Giochi di Londra 2012 era “Inspire a Generation - Ispirare una Generazione”, per l’Italia risvegliatasi da lungo torpore a Tokyo 2021 questo Europeo a Roma ha il valore di una nuova semina. Si poteva certo fare meglio in termini di promozione dell’evento (come testimoniato dall’Olimpico, caloroso ma troppo sguarnito), non si poteva fare meglio in termini di risultati: gongola soddisfatto il presidente Stefano Mei, che ha trovato nel direttore tecnico Antonio La Torre (a onore del vero nominato durante la presidenza Giomi) il re Mida dello sport italiano. L’Italia va veloce: in poco più di due giornate di gare ha già superato qualsiasi medagliere precedente (al netto dell’attuale assenza della Russia e di un passato remoto in cui c’era un’ipertrofica Germania Est pigliatutto). L’Italia va veloce perché in una nuova generazione di italiani ha trovato le doti per costruire un’idea diversa di Nazionale.

Alle spalle di Marcell

Dopo anni in cui l’Italia si è dovuta aggrappare a singoli salvatori della patria, ora la Nazionale può guardare a Jacobs senza chiedergli troppo. Del resto, analizzando la gara di Roma, è lo stesso Marcell a essere consapevole che il 10”02 di Roma difficilmente basterà tra una cinquantina di giorni accedere a una finale olimpica dei 100. «Non sono soddisfattissimo del tempo - ammette il campione olimpico delle Fiamme Oro - ma in gare come questa di Roma l’importante è vincere. So che posso correre molto più veloce di così, ma decidendo di andare ad allenarmi negli Stati Uniti (con coach Rana Reider ndr) ho cambiato tutto e sto ancora cercando di mettere insieme i pezzi della mia corsa. Ci posso riuscire gareggiando molto da qui a Parigi».

Gigante Ali

Jacobs ha parole più che lusinghiere anche per Chituru Ali, che dall’alto del suo metro e 98 e dei suoi cento chili di muscoli (per non parlare del 49 di piede) fa apparire Marcell piccolo e mingherlino quando gli sta accanto. «Da anni dico che questo ragazzo non correrà sotto i 10, ma sotto i 9”90 - sottolinea Jacobs - Lo aspettiamo a questi livelli e nel frattempo cercherò di non farmi battere». Un’investitura da parte del re dello sprint, per un ragazzo che per crescere nell’atletica si è trasferito da Como a Ostia, per farsi seguire dall’ex sprinter Claudio Licciardello nel centro sportivo delle Fiamme Gialle. «Io non sono abituato a stare in un contesto come questo - ammette Ali, sceso a 10”05 sui 100 - La medaglia d’argento? Non sono contento fino in fondo, vincere sarebbe stato meglio. Tra cinquanta giorni a Parigi voglio fare un’altra cosa straordinaria».

Simonelli

C’è un tratto comune tra i nuovi volti di questa Nazionale: gli osservatori più superficiali si fermano al colore della pelle, chi li sta ad ascoltare sente che non hanno paura di sognare in grande. «Voglio raggiungere qualsiasi risultato possibile - dice Lorenzo Simonelli, forte del suo 13"05 d'oro sui 110 ostacoli (secondo tempo dell’anno dietro al 13”01 di Grant Holloway), con un sorriso che depura la sua frase da qualsiasi spavalderia - Parigi? Dopo le indoor e dopo questa gara le mie ambizioni stanno diventando superiori a quelle che pensavo». E in un futuro più o meno prossimo non è impossibile immaginare Simonelli anche in una 4x100. Il suo coach è Giorgio Frinolli, che da assistente del professor Filippo di Mulo è l’artefice dei successi della staffetta azzurra. E Simonelli per i recenti Mondiali di Nassau è già stato inserito nel gruppo allargato degli staffettisti. Un posto da titolare? La concorrenza è tanta. E fa crescere quest’Italia fut

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