© Getty ImagesLa grandezza di Jacobs risiede anche nel modo con cui ha annichilito per due volte il mondo dell’atletica. La prima, l’1 e il 6 agosto scorso a Tokyo; la seconda perché, a oltre quattro mesi di distanza, quel mondo è ancora in stato di choc. In particolare, non si sono proprio riavuti i rosiconi inglesi e americani, ex maestri di fair play ora adusi a rovistare nelle fogne della maldicenza. Per non dire di Coe e della sua World Athletics: inverecondamente, hanno escluso Marcell dai dieci campioni dell’anno. Nell’ultima intervista rilasciata alla stampa italiana, il presidente dell’ex Iaaf, sempre incapace di chiedere scusa a Schwazer, ha fatto un’altra gaffe: “Marcell va rispettato per quanto ha fatto, ma la sua esclusione dalle nomine degli Awards non è uno scandalo perché rispettiamo le scelte fatte dai sei statistici incaricati”. Cioè, uno passa alla storia dello sport vincendo due ori olimpici nella disciplina regina dei Giochi, addirittura sui 100 metri e nella staffetta 4x100; en passant, stabilisce pure il nuovo record europeo (9”80), ma per gli statistici di Coe questi trionfi non contano nulla. Contano, invece, per un autentico fenomeno senza limiti e confini che i propri limiti e confini si diverte a spostare sempre più in là, onorando l’Italia. C’è di più, al di là della dimensione agonistica di Jacobs. C’è il ruolo mediatico di ambasciatore delle bellezze italiane nel mondo che investirà l’olimpionico, come il manager Luca Scolari ha anticipato a Tuttosport, forte dell’intesa con il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia. Scolari è l’uomo che ha gestito e gestisce fuoriclasse di molte discipline; ha contribuito a organizzare il Giubileo dello Sport nel 2000; ha realizzato a Gerusalemme il playground dove i ragazzi di ogni religione giocano insieme; ha costruito a Betlemme il campo sportivo Davide Astori, con il Cagliari e la Fiorentina. Ora fa parte del team di Jacobs. Marcell è in buone mani.