Alle sette della sera, la voce di Sandro Donati, campione mondiale del vero antidoping, tradisce tutta la rabbia e l’amarezza, sua e di Alex Schwazer. Il tribunale federale svizzero ha respinto la richiesta di sospensiva urgente della squalifica fino al 2024, presentata dai legali dell’azzurro dopo che, il 19 febbraio scorso, il Gip di Bolzano l’aveva completamente scagionato dalle accuse di doping («per non aver commesso il fatto»). Di più. Il giudice Walter Pelino, nella sua ordinanza di archiviazione ha scritto di avere «accertato con alto grado di credibilità razionale che i campioni d’urina prelevati ad Alex Schwazer l’1.01.2016 siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi e, dunque, di ottenere la squalifica ed il discredito dell’atleta come pure del suo allenatore, Sandro Donati». E ancora: l’anomala concentrazione di DNA riscontrata nei campioni «non trova altra spiegazione credibile se non nella manipolazione». Pubblichiamo in neretto due passaggi salienti del provvedimento del magistrato per ficcarli ancora una volta bene in testa all’agenzia mondiale antidoping e all’ex Iaaf. Se pensano di avere chiuso la vicenda in Svizzera, si sbagliano. Dopo essere stato ingiustamente squalificato prima di scendere in gara ai Giochi di Rio, Alex non potrà gareggiare nemmeno a Tokyo: per questo colossale torto, prima o poi la giustizia, quella vera, presenterà il conto. Tre mesi fa, Pelino non soltanto ha archiviato il procedimento a carico di Alex, ma ha anche disposto la trasmissione degli atti al Pubblico Ministero in relazione ad alcuni reati (falso ideologico, frode processuale, diffamazione) che avrebbero commesso alcuni accusatori di Alex Schwazer. Ciononostante, a soli 71 giorni dalle Olimpiadi, ieri gli elvetici hanno sentenziato: «Non vi sono i presupposti per una sospensiva della squalifica o per altre misure cautelari».
Donati: «Faremo causa legale»
Alla faccia di un’ordinanza della magistratura italiana che ha riconosciuto l’innocenza di Alex e delle 73 mila firme raccolte dalla petizione lanciata su change.org dalle Iene e sostenuta da Tuttosport. Annota Donati: «A Losanna c’è una cittadella che governa tutta la giustizia sportiva internazionale: il Cio, la Wada, il Tas e il Tribunale di ultimo appello. Manca solo l’addetto alla ghigliottina. Il sistema è assolutamente autoreferenziale, incontrollato e incontrollabile, come dimostra il caso di Alex. Egli ha provato in tutti i modi a vedere riconosciuto il suo diritto di andare a Tokyo. Lo sa che, soltanto tre giorni fa, ha marciato per 42 km con un tempo che, se gareggiasse oggi alle Olimpiadi, lo piazzerebbe già al quarto-quinto posto? Lo sa che due ore prima che l’avvocato di Schwazer ricevesse ufficialmente la notizia dalla Svizzera, la stessa circolava già sui siti in questi anni in prima fila ad attaccare Alex e me, in maniera ignobile? Questa non è giustizia. Hanno cercato di mettere in ridicolo il giudice di Bolzano, addirittura dicendo che in sede penale, Wada e World Athletics non avevano avuto la possiblità di esprimersi... Che cosa? Ma se durante le udienze, per il novanta per cento della durata parlavano sempre e soltanto i loro avvocati. Come sarebbe andata a finire l’avevamo capito quando il 6 maggio il Tas aveva respinto la richiesta di misure urgenti per ottenere la sospensione della squalifica e poi, quando Wada e World Athletics avevano ottenuto la proroga fino al 7 giugno per inviare le loro memorie. Un’evidente manovra per allungare i tempi, tirarla per le lunghe. Abbiamo presentato tre ricorsi e tutti e tre sono stati respinti». Ma non finisce qui. Donati annuncia: «Alex non potrà marciare a Tokyo e noi, forti dell’ordinanza del gip altoatesino e del proscioglimento da lui sentenziato, faremo causa penale, civile e chiederemo un pesantissimo risarcimento danni a Wada e World Athletics. Le trascineremo davanti a un tribunale vero. Sottolineo vero»