Una risoluzione più unica che rara, considerato lo schieramento politico che l’ha approvata; un altro schiaffo, dopo quello appioppato dal Tribunale di Bolzano a Lord Sebastian Coe, alla sua World Athletics, ex Iaaf e alla Wada che hanno perseguitato Alex per quasi cinque anni: ecco che cos’è il documento pro Schwazer, primo firmatario l’on. Daniele Belotti, approvato all’unanimità dalla Commissione Cultura, Istruzione e Sport della Camera, alla presenza della sottosegretaria allo sport, Valentina Vezzali. Tutti i partiti impegnano il governo «ad adottare iniziative, per quanto di competenza e nel rispetto dell’autonomia dell’ordinamento sportivo, affinché siano individuati strumenti idonei a verificare le condizioni per la partecipazione di Alex alle Olimpiadi».
Alla faccia del summenzionato Coe che all’indomani dell’ordinanza di archiviazione firmata dal gip Walter Pelino «perchè il fatto non sussiste», aveva avuto l’improntitudine di affermare: «L’Italia non si metta dalla parte sbagliata della storia. La decisione del Tribunale italiano è stata basata su quelle che possono essere meglio descritte come teorie di manipolazione inverosimili. Non voglio che l’atletica leggera italiana venga contaminata. Spero solo che la gente riconosca che questa è una questione importante e che la storia non sarà gentile». Su questo siamo d’accordo: la storia non sarà davvero gentile né con l’organizzazione di Coe né tantomeno con la Wada, per non dire dell’obbrobrio che è stato il procedimento contro Andrea Iannone, squalificato per quattro anni, anche se manifestamente innocente rispetto all’accusa di doping. Coe e chi gli regge il moccolo continuano a fare il pesce in barile di fronte alle durissime conclusioni del Giudice di Bolzano: «Sussistono forti evidenze che nel tentativo di impedire l’accertamento del predetto reato sono stati commessi una serie di reati che di seguito si elencano: falso ideologico, frode processuale, falso ideologico finalizzato a coprire il precedente falso; falso idoelogico, frode processuale e diffamazione».
Il Tribunale di Bolzano; la Camera dei Deputati, oltre 40 mila firme delle petizione promossa dalle Iene su change.org e sostenuta da Tuttosport; l’impegno della sottosegretaria Vezzali che, evidentemente, parla anche a nome di Draghi. Ora tocca ai magistrati del tribunale federale, la più alta autorità giuridica elvetica con sede a Losanna dal 1875 e due corti a Lucerna. Per Schwazer c’è stato un giudice a Bolzano. La speranza è che ce ne sia uno anche in Svizzera.