Alice Bellandi lo ha sempre saputo

La judoka ha scelto di salire di categoria, contro tutto e tutti. Molti la davano per finita, invece...
Alice Bellandi lo ha sempre saputo© AFP

Cambiare restando fedele a se stessa: il viaggio di Alice Bellandi verso l’oro olimpico è stato un lungo percorso di trasformazione e consapevolezza. Per un Gimbo Tamberi che conta i grammi da togliere per volare, come un Icaro che si brucia le ali sulla bilancia, Alice Bellandi ha trovato l’oro aggiungendo chili. Molto più e molto prima dei saltatori, i judoka – come tutti i praticanti gli sport di combattimento – soffrono per rientrare nelle categorie di peso. Bisogna trovare la propria giusta collocazione per riuscire a a esprimersi al meglio. È stato così per la 25enne bresciana che ai Giochi di Tokyo (dove fu settima) gareggiava nei 70 chili e a Parigi ha trionfato nei 78. Un passaggio di categoria fortemente voluto anche contro lo scetticismo di chi la osservava. «Molti intorno a me erano convinti che non fossi all’altezza. Io invece avevo accettato il mio corpo, mi sentivo più libera. Sentivo che senza problemi di peso avrei trovato la sicurezza e la fiducia in me stessa che mi hanno accompagnato fino ai Giochi». Così il percorso verso Parigi è stato costellato da podi: il bronzo europeo di Sofia nel 2022 è diventato argento a Montpellier 2023 e in quello stesso anno la campionessa delle Fiamme Gialle si è presa il bronzo mondiale a Doha. Prima della trasferta olimpica c’è stato un ulteriore passo avanti, con l’argento ai Mondiali di Abu Dhabi, a confermare che questa era la strada giusta per arrivare all’oro.

Alice non ha nascosto quanto sia stato faticoso rialzarsi dopo Tokyo, sia dal punto di vista di un corpo da ridefinire sia dal punto di vista psicologico.  «Ero sdraiata nell’oblio, sul fondo. Ero a pezzi. Per molti finita – ha raccontato in un’intervista a Vanity Fair –. Venivo da un quadriennio che mi ha logorato in tutto e per tutto: fisicamente e mentalmente. Posso però dire che in questo dolore, frustrazione, paura e solitudine ho trovato la forza per essere dove sono oggi». Ora Alice Bellandi è una campionessa olimpica. L’unica medaglia del judo azzurro a Parigi. La spedizione italiana era partita carica di aspettative, si parlava persino di cinque possibili medaglie, ma poi arbitraggi discutibili hanno ridimensionato tutto provocando la reazione della nostra stessa federazione, in particolare dopo le eliminazioni di Odette Giuffrida (argento a Rio e bronzo a Tokyo) e del vicecampione mondiale (Doha 2023) Manuel Lombardo. «Il potere degli arbitri sta uccidendo il judo» aveva commentato duro il presidente della Fijlkam, Domenico Falcone.

In un clima del genere non è stato facile per Bellandi salire sul tatami: presentatasi da numero uno del ranking mondiale, la pressione era enorme. E Alice ha saputo gestirla, eliminando una dopo l’altra tutte le avversarie senza lasciare alcun margine per sviste arbitrali. Prima ha battuto la monumentale brasiliana Mayra Aguiar (tre medaglie olimpiche e sette ai mondiali), poi l’ucraina Yelyzaveta Lytvynenko, per passare in semifinale alla portoghese Patricia Sampaio e, infine, ha trionfato con l’israeliana Inbar Lanir. Un successo applaudito anche dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni.   Il finale è Felicità, in tutte le sue forme. C’è la “Felicità” che non ti aspetti, quella che vede Al Bano (sì, proprio lui!) scendere dalla tribuna dove è presente in veste di ambassador della Judo International Federation, e cantare sul tatami facendo riecheggiare la sua voce all’interno dell’Arena Champ de Mars. E poi c’è la felicità di un bacio a Jasmine, per condividere una gioia d’oro.  

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...