Abodi: «Criminalità in curva? Chiederemo ai club di collaborare»

Il ministro per lo Sport e i Giovani è intervenuto questa mattina, durante Sky TG24 Live in Roma, alla presentazione della terza edizione di Sky Up The Edit, il progetto didattico di Sky che promuove l’inclusione digitale
Abodi: «Criminalità in curva? Chiederemo ai club di collaborare»

TORINO - Il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi è intervenuto questa mattina, durante Sky TG24 Live in Roma, alla presentazione della terza edizione di Sky Up The Edit, il progetto didattico di Sky che promuove l’inclusione digitale tra i giovani studenti e che, anche quest’anno, vedrà le classi mettersi in gioco per creare un contenuto giornalistico multimediale su un tema a scelta tra Cambiamento Climatico, Valori dello Sport e Alimentazione Sana e Sostenibile. Nel corso del dibattito il ministro Abodi, intervistato dall’EVP Communication, Inclusion & Bigger Picture di Sky Italia Sarah Varetto, ha affrontato importanti temi d’attualità, tra cui la recente inchiesta della Procura di Milano sulle infiltrazioni della criminalità organizzata tra le tifoserie e i provvedimenti legati al contrasto della diffusione illegale online di contenuti coperti da copyright.  A seguire, alcuni passaggi salienti con le parole del ministro Abodi, mentre la versione integrale del panel - al quale hanno partecipato anche la campionessa mondiale di tuffi e plurimedagliata olimpica Tania Cagnotto e lo chef e conduttore tv Alessandro Borghese - andrà in onda questa sera alle 21 su Sky TG24 e su tutti i suoi canali digital.

Abodi sull’inchiesta milanese sulla criminalità in curva

«Il calcio è fatto per i tifosi, esiste perché c'è la passione popolare. Non c'è cosa peggiore che tradire questo spirito attraverso comportamenti che con il calcio non hanno nulla a che vedere. Bisogna saper distinguere. Io credo alla responsabilità individuale, non si può generalizzare. Anche le curve sono un luogo di socialità, sono un luogo di felicità, sono un luogo di libertà, ma la libertà finisce quando non si rispettano le regole della società. Esistono due categorie: i tifosi, sempre più giovani, ai quali diciamo sempre grazie ed è importante che ci sia una loro presenza. E poi ci sono quelli che non rispettano le regole della vita e quelli devono star fuori dallo stadio proprio perché vogliamo garantire il massimo dello spettacolo nel massimo della sicurezza. Non dobbiamo, secondo me, trovare delle regole nuove o possiamo anche migliorarle, ma dobbiamo applicare quelle che ci sono. Usare la tecnologia: esistono strumenti che consentono la riconoscibilità di chi si comporta in modo non adeguato. Quindi utilizzeremo sempre di più la biometria. Chiederemo anche alle società di fare qualcosa e cioè di ritirare il gradimento ai soggetti che non si comportano in modo adeguato. E poi dobbiamo fare in modo che chi ha commesso reati gravi non faccia parte di questa comunità che con tutte le sue diversità, ma nel massimo della libertà e nel rispetto, deve poter essere aperta».

Ci sarà una maggiore responsabilizzazione delle società calcistiche?

«Assolutamente sì. Le regole del gioco non sono soltanto quelle del campo, ma anche quelle attraverso le quali si appartiene a questa comunità sportiva e si entra anche dentro lo stadio».

Si parla di adottare politiche proibizionistiche per l’utilizzo degli smartphone a scuola

«Io non credo molto al proibizionismo, anche se in alcuni casi bisogna semplicemente rispettare le norme. Ancora una volta questo richiamo è fondamentale perché è quello che ci consente di vivere bene insieme. A scuola si va sostanzialmente per apprendere, per conoscere e quindi c'è bisogno di attenzione, di concentrazione. Il telefono, se non è utilizzato per questi scopi, non è propriamente uno strumento che consente la concentrazione e l'attenzione. Che all'ingresso della scuola si consegni il telefono, da utilizzare soltanto nei momenti di ricreazione, io penso faccia parte di un modello di apprendimento adeguato, che consente anche di scandire il tempo in modo non ossessivo. Quando si fa sport non è che si gira sempre con il telefono in mano, si fa sport e ci si concentra sullo sport, ci si diverte; a scuola ci si diverte magari un po’ meno, poi si scopre strada facendo quanto sia importante l'apprendimento. Quindi io ritengo che la decisione del ministro Valditara sia giusta. Dopodiché c'è l'utilizzo fuori dal governo scolastico e lì c'è bisogno di autoregolamentazione. Ho molta fiducia nei confronti dei ragazzi, delle ragazze che si sappiano gestire. Bisogna contrastare la sedentarietà digitale e la sedentarietà in genere, quindi auspico ancora una volta che tutti dedichino tempo a socializzare personalmente e a fare amicizia con se stessi, con il proprio corpo, anche attraverso l'attività sportiva. Come dice la Costituzione “dal punto di vista educativo, sociale, di promozione del benessere psicofisico”. Io dico che lo sport fa bene anche all'anima, bisogna scoprirlo strada facendo. A volte bisogna avere anche la fortuna di avere dei buoni maestri però bisogna fare amicizia con se stessi e tra noi. Quindi un uso equilibrato: è una regola della scuola e va rispettata».

Sulle nuove norme anti-pirateria

«Quando si acquista in modo non corretto, illegale, una partita di calcio o un film, si alimenta l'economia criminale. Dobbiamo scegliere se essere complici dell'economia criminale oppure rientrare nella legalità».

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