L’altra Sardegna, sott’acqua: le mete di diving

Viaggio alla scoperta di un mondo nascosto in fondo al mare tra grotte subacquee, pesci rari e antichi relitti

La Sardegna e i suoi fondali rappresentano un vero paradiso del diving e regalano su ogni versante una miriade di tratti di mare da scoprire con immersioni di vario livello di difficoltà. Ecco una carrellata delle tantissime possibilità a disposizione, proposte circumnavigando la Sardegna a partire dalla costa nord-occidentale ed in particolare da Alghero e dalle sue grotte marine sommerse, tra le quali quella di Nereo è la più grande del Mediterraneo. Un sistema fatto di arcate, tunnel e cunicoli la cui scoperta si deve ad un pescatore, che nel 1957 inseguì una cernia in un sifone per riemergere in una grotta con enormi rami di corallo rosso a ricoprirne le pareti, insieme a margherite di mare e madrepora gialla. La volta dell’entrata principale è alta 17 metri e tra le numerose arcate le più famose sono quella ‘del televisore’, dalla quale è possibile assistere come davanti ad uno schermo al passaggio continuo di polpi, barracuda, dentici e cernie, e quella a forma di cuore, resa celebre dai social. Sempre ad Alghero, la grotta dei Cervi riveste uno straordinario valore storico-naturalistico. Scoperta solamente nel 1995, custodisce al suo interno il giacimento fossile di un cervo nano, che attesta l’origine autoctona di questa specie. L’ingresso della grotta è a soli otto metri di profondità e la sua parte esterna, immersa in acque cristalline, è particolarmente adatta ai principianti. Proseguendo verso Stintino, sul lato ovest dell’Asinara, Punta Pedra Bianca garantisce un’esperienza appagante, tra grandi massi di granito chiaro che formano pareti e canyon verticali, territorio di murene e corvine.

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Zona settentrionale

All’estremo nord, tra Santa Teresa Gallura e l’arcipelago francese di Lavezzi, ci si può immergere a Tete de Cheval, che deve il nome ad una sorprendente roccia che ricorda il cavallo degli scacchi e che appare come una sorta di acquario in mare aperto. Tra le tante possibili esperienze sul lato nord-orientale dell’isola, segnaliamo la secca più famosa dell’arcipelago di La Maddalena, quella di Washington. Si trova nel canale tra Spargi e Budelli ed è spesso soggetta a correnti forti, ma in condizioni ideali offre un’immersione emozionante, potendo scegliere fra tre percorsi - la Classica, il Fungo e l’Arco - in cui perdersi nel trionfo di gorgonie rosse, tra cernie brune e banchi di barracuda, dentici e ricciole e, nei mesi più caldi, tra le evoluzioni delle razze e delle aquile di mare. Continuando a circumnavigare la costa nord-orientale, una tappa imperdibile è Tavolara. Qui, l’immersione più nota e in assoluto una delle più belle in Sardegna e in tutto il Mediterraneo, è quella nella Secca del Papa, dove una serie di guglie sale da un fondo di 40 metri e una distesa di paramuricee rosse e gialle, che si apre a ventaglio, creando uno scenario suggestivo e indimenticabile.

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Costa orientale

Ridiscendendo lungo la costa orientale si arriva al Golfo di Orosei, il più grande sistema di grotte marine d’Europa. Meta culto per le esplorazioni speleo subacquee, la Grotta del Bel Torrente, con le sue stalattiti e stalagmiti, ne costituisce una delle porte di accesso. Nelle stesse acque, a largo della Marina di Orosei e proprio di fronte alla splendida cala di Osalla, il KT-12 costituisce un ideale punto di partenza per chi desidera specializzarsi in immersioni su relitti. Si tratta del relitto di un cargo armato nazista affondato nel 1943, che si presenta in ottimo stato di conservazione, diventato la dimora di grandi cernie e murene, ma popolato anche da scorfani, aragoste, cicale di mare, corvine e pesci balestra. Giunti sulla costa sud-orientale, a largo di Capo Ferrato, invisibile fino ai 30 metri di profondità, giace il piroscafo armato Salpi, affondato nel 1942. L’imponente relitto, spezzato in due, con cannone e proiettili bene in vista, conserva a poppa la stiva del grano che, ricoperto da uno strato di amido, sembra essere stato caricato a bordo da poco. A Villasimius, si apre l’area marina protetta di Capo Carbonara, che comprende due isole: Serpentara, che a Punta Nord garantisce l’incontro con nuvole di barracuda e cernie; e l’isola dei Cavoli che, una volta ormeggiati nelle boe predisposte dal parco, fornisce ai principianti comode immersioni al riparo dalla corrente della parete esterna.

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Costa sud-occidentale

Nel golfo di Cagliari giace dal 1943 uno dei relitti più suggestivi del Mediterraneo, l’incrociatore Loredan che, attraverso lo squarcio aperto dal siluro che lo ha affondato, apre la porta ad un mondo sommerso, colorato da gorgonie gialle e rosse e circondato da banchi di anthias inseguiti da ricciole e dentici mentre murene, cernie e gronghi sono insediati tra le sue lamiere. Lambendo la costa meridionale dell’isola, Chia offre l’immersione nella secca di Su Giudeu, attraversata da forti correnti che spesso formano due fronti, dove i diver possono ammirare i pesci predatori in caccia. Risalendo il lato occidentale, presso l’isola di San Pietro, nei mesi di maggio e giugno La Tonnara di Carloforte regala l’esperienza più unica che rara di nuotare tra i tonni rossi, detti ‘da corsa’, e di incontri memorabili con pesci spada e pesci luna. La nostra circumnavigazione della Sardegna, ripercorrendo le migliori mete per il diving, si conclude in bellezza con la secca di Su Puntillone, a largo della penisola del Sinis, ricca di specie marine e nota per la rarissima parete nord, colonizzata da anemoni ‘gioiello’ di colore lilla.

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La Sardegna e i suoi fondali rappresentano un vero paradiso del diving e regalano su ogni versante una miriade di tratti di mare da scoprire con immersioni di vario livello di difficoltà. Ecco una carrellata delle tantissime possibilità a disposizione, proposte circumnavigando la Sardegna a partire dalla costa nord-occidentale ed in particolare da Alghero e dalle sue grotte marine sommerse, tra le quali quella di Nereo è la più grande del Mediterraneo. Un sistema fatto di arcate, tunnel e cunicoli la cui scoperta si deve ad un pescatore, che nel 1957 inseguì una cernia in un sifone per riemergere in una grotta con enormi rami di corallo rosso a ricoprirne le pareti, insieme a margherite di mare e madrepora gialla. La volta dell’entrata principale è alta 17 metri e tra le numerose arcate le più famose sono quella ‘del televisore’, dalla quale è possibile assistere come davanti ad uno schermo al passaggio continuo di polpi, barracuda, dentici e cernie, e quella a forma di cuore, resa celebre dai social. Sempre ad Alghero, la grotta dei Cervi riveste uno straordinario valore storico-naturalistico. Scoperta solamente nel 1995, custodisce al suo interno il giacimento fossile di un cervo nano, che attesta l’origine autoctona di questa specie. L’ingresso della grotta è a soli otto metri di profondità e la sua parte esterna, immersa in acque cristalline, è particolarmente adatta ai principianti. Proseguendo verso Stintino, sul lato ovest dell’Asinara, Punta Pedra Bianca garantisce un’esperienza appagante, tra grandi massi di granito chiaro che formano pareti e canyon verticali, territorio di murene e corvine.

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